La rabbia dell’Algeria
La crisi economica
internazionale si fa sentire, il Maghreb brucia. Dopo la Tunisia, è
l’Algeria a ribellarsi contro i rincari dei beni alimentari di prima
necessità.
Il motivo dei disordini in
Algeria, come in tutto il Maghreb, sono gli aumenti dei prezzi dei
beni di prima necessità (farina, olio, zucchero, etc.) del 20-30%,
aumenti riconducibili da una parte all’incapacità del governo in
carica e dall’altra alla crisi economica internazionale. E infatti la
Fao ha denunciato l’aumento in dicembre, per il sesto mese
consecutivo, dei prezzi di 55 prodotti alimentari.
Una spiegazione delle
cause degli incidenti in Algeria riportata nell’articolo “La grande
fame” del sito di Beppe Grillo mi è sembrata particolarmente
convincente.
Riporto qui integralmente
l’articolo perché mi sembra di particolare interesse.
Principali Paesi esportatori (verdi) e
importatori (rossi) di cereali2009/2010
Cos’hanno in comune la rivolta in corso inAlgeria,
gli incendi estivi in Russia e le inondazioni in Australia? La
risposta è l’aumento del prezzodeicerealiche ha raggiunto il suo picco all’inizio del 2011. Il prezzo è
aumentato del 32% da giugno a dicembre 2010 e continua a salire. Le
ultime rivolte per il cibo, i vecchi “assalti
ai forni“, avvennero nel2008in molti Paesi, tra cui l’Egitto, la Somalia e il Cameroun in
occasione del precedente picco. Rispetto ad allora la situazione è
cambiata in peggio. Alcuni tra i principaliproduttori
di cereali sono stati colpiti da siccità
come l’Argentinae gliStati Uniti,
da inondazioni come l’Australiao da un caldo infernale, mai registrato nell’ultimo secolo, come la
Russia. I Paesi importatori devono pagare di più, ma spesso non è
sufficiente per ottenere la quantità di cibo necessaria.
LaRussia,
finora la terza esportatrice di frumento, dovrà importare 5 milioni
di tonnellate di cereali e insieme all’Ucraina ha posto restrizioni
all’esportazione. LaCina,
da nazione esportatrice, è diventata importatrice, in prevalenza da
Argentina e Stati Uniti, a causa dell’urbanizzazione e della
crescentescarsità d’acqua.
Nei primi sette mesi del 2010 la Cina ha importato circa 38 milioni
di tonnellate di cereali, con un aumento del 20% anno su anno. La
sola quantità digranoimportata nel 2010 è stata56 voltequella del 2009. Nel mondo le prime nazioni importatrici sono nelle
aree del Nord Africa e nel Medio Oriente. Non sorprende che la prima
reazione sia avvenuta in Algeria ed è probabile che si possa
estendere a macchia d’olio. Secondo la FAO un miliardo di persone
nel mondo soffre la fame. Ilpeggioramento
del climae la diminuzione dei raccolti, un andamento che non
sembra reversibile nei prossimi anni, non potrà che aumentare il
numero degli affamati e delle nazioni che terranno per sé i loro
raccolti. Primum vivere.
LaComunità
Europeanel suo complesso per ora
esporta cereali, ma tra tutti i suoi membri laprima
importatricedi cereali dall’esterno della UE è l’Italia.
Non sembra vero, ma riusciamo a eccellere nel peggio con una tenacia
formidabile. Nel periodo gennaio/luglio 2010 abbiamo importato ben
6,7 milioni di tonnellate di cereali. L’autosufficienza
alimentareè la prima assicurazione per
il nostro futuro. E’ necessario il rilancio dell’agricoltura.
Meno cemento e più campi di grano.