sabato 27 Luglio 2024
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Un regalo ai mafiosi?

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Mentre in questi giorni si
ricorda l’uccisione di Paolo Borsellino, ecco che il governo pensa
bene di affievolire il 41 bis, la normativa sul carcere duro nata
come reazione dello Stato alle stragi di mafia del 1992 e divenuta
legge solo dieci anni dopo.

Il Dipartimento per gli
affari giuridici della Presidenza del Consiglio, in una relazione
presentata l’11 luglio (con l’introduzione del sottosegretario Gianni
Letta), dice: “Affievolire il 41 bis o non reiterarlo per quei
detenuti i cui contatti con le organizzazioni mafiose sono venuti
meno
”.

Sempre nella relazione si
sostiene che: “In prospettiva si potrebbe pensare di trasformare
il 41 bis da regime speciale a regime ordinario di detenzione
(derogabile, quando è il caso, in senso favorevole ai detenuti) o
addirittura a pena di specie diversa, inflitta dal giudice con la
sentenza di condanna e prevedere meccanismi di affievolimento o
revoca nel corso dell’esecuzione, alla stessa stregua di quanto
accade attualmente per tutte le altre pene in genere
”.

L’obiettivo sarebbe
quello di ridurre i costi evitando i ricorsi dei detenuti al
Tribunale europeo.
Ma se c’è davvero una
necessità di tagliare non si capisce il motivo perché i costi della
politica non siano stati per nulla presi in considerazione!

Se l’attuale proposta
venisse tradotta in legge, la decisione di spalancare per un mafioso
o un terrorista le porte del carcere duro passerebbe dalle mani di un
giudice e non – come avviene adesso – tramite decreto del Ministro
di Giustizia su proposta delle Procure. La legge 41 bis quindi
perderebbe il suo significato politico.

Ma il passaggio più
inquietante è contenuto a pagina 66 della relazione, in cui si parla
dell’affievolirsi delle esigenze di mantenere il 41 bis per coloro
che da molti anni scontano la pena nei bracci speciali. Il Rapporto
del Dipartimento afferma infatti: “I primi 41 bis sono in
proroga continua da circa 15 anni, per cui si percepisce, nella
magistratura di sorveglianza, un certo disagio nel motivare la
perdurante sussistenza, dopo tanto tempo di mancati contatti con le
associazioni criminali di riferimento, anche perché difficilmente la
polizia svolge indagini sui condannati e dunque mancano relazioni di
polizia giudiziaria effettivamente utilizzabili
”.

Se ciò diventasse legge
significa che mafiosi come Bagarella e Aglieri, condannati per le
stragi del ’92-’93, da oltre un decennio al 41 bis, potrebbero
ottenere l’uscita dal carcere duro.

È pericoloso lanciare
questo tipo di segnali verso il sistema mafioso, che potrebbe
intravedere nei contenuti di questa relazione una disponibilità ad
attenuare l’attuale regime del 41 bis. Qualsiasi ammorbidimento è un
regalo alla mafia. Ma forse anche questo messaggio serve per
mantenere in vita l’attuale Governo.