domenica 22 Dicembre 2024
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Fine del mondo più vicina di un minuto

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L’Orologio dell’Apocalisse
è un meccanismo simbolico che scandisce il tempo che rimane alla
Terra prima della propria autodistruzione.

Il Doomsday Clock, questo
il nome originale, è stato creato nel 1947 dagli scienziati del
Bulletin of the Atomic Scientists dell’Università di Chicago, la
rivista fondata nel 1945 dagli studiosi che hanno partecipato al
Progetto Manhattan. Le sue lancette scandiscono il breve intervallo
di tempo che ci separa dalla mezzanotte, emblema della fine del mondo
provocata da una guerra termonucleare e, negli ultimi anni, anche dai
cambiamenti climatici e dalla necessità di trovare fonti energetiche
sicure e sostenibili.

Al momento della creazione
dell’Orologio dell’Apocalisse, in piena Guerra fredda, con il mondo
diviso in due blocchi contrapposti, le lancette furono impostate a
sette minuti dalla mezzanotte. In questi decenni si sono mosse 19
volte, toccando il loro minimo negli anni ’50, con appena due minuti
di sopravvivenza. L’ultimo spostamento risale a due anni fa. Si
trattò allora di un passo indietro e la Terra sembrò tirare un
sospiro di sollievo. Ma da gennaio le lancette hanno ripreso a
camminare in avanti e il nostro tempo, secondo gli scienziati del
Bulletin, si è di nuovo accorciato: adesso l’Orologio
dell’Apocalisse segna mezzanotte meno cinque.

La decisione di spostare
in avanti le lancette dipende dal ritorno del rischio nucleare.
Nonostante la caduta del muro di Berlino le 22.400 testate nucleari
ancora esistenti, capaci da sole di cancellare più volte la vita
dalla faccia della Terra, sono ancora tutte lì a ricordarcelo. Le
speranze di disarmo bilaterale tra USA e Federazione Russa sembrano
un lontano ricordo delle promesse iniziali del presidente Obama. Il
rischio nucleare è ancora più preoccupante considerando la crisi in
Iran e l’instabilità del Medio Oriente.

Ma gli scienziati del
Bulletin of the Atomic Scientists sono preoccupati anche dai
cambiamenti climatici che considerano una “questione ormai
vitale per la nostra specie
”.