Lega ladrona?
Dopo aver predicato e
imprecato per decenni contro il malaffare romano, sulla Lega Nord si
abbatte una clamorosa nemesi storica. L’avviso di garanzia per
corruzione a Davide Boni, presidente del consiglio regionale
lombardo, è una pesante tegola sulla testa del partito di Umberto
Bossi.
Ovviamente siamo ancora
agli inizi e vige la regola della presunta innocenza, ma
indubbiamente le premesse per gridare ad uno scandalo ci sono tutte,
in quanto Boni è stato indagato insieme al capo della sua segreteria
e ad altri suoi collaboratori. Un’inchiesta a vasto raggio che è
partita da Cassano D’Adda per la costruzione di alcuni centri
commerciali e il relativo pagamento ditangenti.
Un giro di affari che aveva già portato all’arresto dell’allora
sindaco di Cassano D’Adda e all’indagine nei confronti di Luigi
Zunino, ex presidente diRisanamento,
la grande azienda di costruzioni coinvolta in vari scandali a Milano.
Nelle
carte del pubblici ministeri Alfredo Robledo e Paolo Filippini si
parla di mazzette, addirittura per un milione di euro, quindi
una cifra gigantesca. Tra l’altro Davide Boni sembrerebbe coinvolto
in questo giro di tangenti nel periodo 2008-2010, cioè quando era
assessore all’urbanistica nella giunta di Roberto Formigoni. Come
scrivono i pm: “Boni e Ghezzi utilizzavano gli uffici pubblici
della Regione come luogo di incontro per concludere accordi nonché
per la consegna dei soldi”. Una parte delle mazzette, secondo
gli inquirenti, potrebbe essere andata a finanziare la Lega. I pm
prefigurano una sorta di sistema finalizzato non all’arricchimento
personale di chi intascava le tangenti, ma a foraggiare il partito.
Con l’avviso di garanzia a
Boni salgono a quattro i membri del consiglio di presidenza della
Regione Lombardia coinvolti in scandali di vario tipo.
Nei mesi scorsi sono
finiti in carcere i pidiellini Massimo Ponzoni, segretario del
consiglio regionale ed ex assessore, e Franco Nicoli Cristiani,
quest’ultimo vicepresidente del consiglio. E vicepresidente del
consiglio era anche Filippo Penati, dirigente del Pd, anch’egli
accusato di corruzione dalla Procura di Monza. A Milano è sotto
processo per corruzione un altro assessore delle passate giunte
Formigoni, Piergianni Prosperini, ex leghista passato ad An, che ha
già patteggiato una condanna per lo stesso reato.
Quattro su cinque! Una
bella media, non c’è che dire.
Due considerazioni di
fondo: il Governo dovrebbe accelerare i tempi per portare a
compimento e all’approvazione definitiva ildisegno
di legge anti-corruzione. Il ministro della giustizia Severino,
che sta lavorando a questo provvedimento, deve superare tutte le
resistenze e i veti da parte di una politica ormai gravemente
screditata che tende solamente a difendere se stessa.
L’altra considerazione
riguarda il governatore Formigoni. Viene da chiedersi, di fronte a
questo ulteriore scandalo, cosa aspetti a trarne qualche conseguenza
politica. Quando quattro su cinque dei rappresentanti del proprio
consiglio regionale vengono travolti da inchieste giudiziarie è
difficile non sentire una responsabilità oggettiva.