Alla ricerca di idrocarburi nelle valli Cesano e Metauro?

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Secondo
il Fondo Monetario Internazionale (FMI) lastimadei sussidi concessi i ai produttori di combustibili fossili nel
mondo ammonta a 5,3 trilioni di dollari all’anno. Una somma enorme
che rappresenta circa il 6,5% del PIL globale ed è maggiore della
spesa che tutti i governi del mondo stanziano per i sistemi sanitari
nazionali.

Nei
5,3 trilioni di dollari sono compresi anche i costi sostenuti dai
governi per riparare i danni causati dalle stesse fonti di energia
sporche e inquinanti come carbone e petrolio. Non si può inoltre non
citare il tema dei cambiamenti climatici: sempre il FMI afferma che
tagliando i sussidi per i combustibili fossili si potrebbero ridurre
le emissioni globali di CO2 del 20% e ciò, come sostiene il
Guardian, rappresenterebbe “un passo da gigante nella lotta
al riscaldamento globale, un tema su cui il mondo ha fatto ben pochi
progressi fino a oggi
“.

E’
senz’altro vero che tutta la filiera dei combustibili fossili produce
molto lavoro, ma non credo che le energie rinnovabili sarebbero da
meno.

Incentivare
i combustibili fossili non permette infatti il pieno sviluppo delle
energie rinnovabili determinando così un mercato drogato.

In
un simile situazione si inserisce il decreto legge 133/2014
denominato “Sblocca Italia”.

Nelle
intenzioni di Renzi lo Sblocca Italia riconosce “il carattere
strategico delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di
idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale,
delineando quindi procedure chiare ma commisurate alla natura di
pubblica utilità, urgenza e indifferibilità

Lo
“Sblocca Italia” prevede che tutte le norme che difendano
paesaggi ed ambiente possano essere scavalcate per opere di
stoccaggio, trivellazione e compagnia varia, prevedendo inoltre il
“titolo concessorio unico” con cui sarà sufficiente una sola
domanda per eseguire ricerche e sondaggi prima e trivellazioni
permanenti dopo.


E
chi darà questo titolo concessorio unico? Prima dello Sblocca Italia
erano le Regioni a decidere sulle trivellazioni in terra e il governo
di Roma su quelle in mare. Adesso sarà Roma a decidere su tutto.

Prima
dello “Sblocca Italia” ci volevano almeno due permessi distinti…
Renzi ha semplificato tutto e per le multinazionali sarà più
facile.

“Interessante”
anche la disposizione per cui se i progetti petroliferi comportano
una “variazione degli strumenti urbanistici, il rilascio
dell’autorizzazione ha effetto di variante urbanistica
“.

*** ***

E’
in questo contesto che si colloca l’Istanza
di Permesso di Ricerca in Terraferma denominata “Monte Porzio”
riguardante una superfice di 208,7 Kmq comprendenti i comuni di
Barchi, Castel Colonna, Castellone di Suasa, Corinaldo, Fratte Rosa,
Mondavio, Mondolfo, Monte Porzio, Montemaggiore al Metauro,
Monterado, Orciano di Pesaro, Ostra, Piagge, Ripe, San Costanzo, San
Giorgio di Pesaro, San Lorenzo in Campo e Senigallia.

L’Istanza
di Permesso di Ricerca in Terraferma è untitolo esclusivo che
consente le attività di ricerca quali: indagini geofisiche e
perforazione del pozzo esplorativo per l’individuazione di un
eventuale giacimento di idrocarburi.

Il
richiedenteèMAC OIL
. La richiesta
è datata 5 maggio 2015 e scade il 5 agosto prossimo… quindi fra
pochi giorni

E’
probabile che la Mac Oil sia una ditta che apparentemente offre
consulenze per le ditte petrolifere (prospezioni, studi, permessi) un
po’ come D’Appolonia, che preparò lo studio di impatto ambientale su
incarico della Edison per la centrale Turbogas di Corinaldo. Dunque
sarebbe interessante sapere chi c’è dietro Mac Oil.


Ci
si chiede anche se questo permesso venga concesso d’ufficio, senza
tener conto della sismicità della zona, dell’impatto ambientale e
del pericolo di contaminazione delle falde acquifere.

Dell’esistenza
di questa istanza di ricerca abbiamo avvisato le amministrazioni
comunali di Monte Porzio, Mondavio, Corinaldo e San Costanzo.

Tutti
i comuni interpellati ci hanno confermato che non avevano ricevuto
nessuna comunicazione in merito alla richiesta. Giovanni Breccia,
sindaco di Monte Porzio, ci ha comunicato che invierà a breve,
insieme ad altri comuni, una richiesta di chiarimenti al Ministero.

Abbiamo
anche informato la parlamentare Lara Ricciatti perché si attivi a
reperire informazioni utili su questo procedimento.

Un
esempio può farci capire quello che potrebbe presentarsi sul nostro
territorio. All’inizio del 2011 la società canadese Spectrum Geo
Limited ha chiesto il permesso per effettuare “prospezioni”
(indagini per verificare la presenza di idrocarburi) in un’area che
si estende dal nord della Puglia allo specchio di mare di fronte a
Cattolica, in totale poco più di 14.000 chilometri quadrati. Dopo i
pareri negativi del Comune di Monopoli e della regione Puglia (presso
la quale era stata promossa l’istanza), il Ministero dell’Ambiente ha
invece approvato l’istanza senza battere ciglio il 3 giugno scorso,
incurante delle riserve espresse non solo dalla cittadinanza, ma
anche delle amministrazioni locali.

Questo
è possibile perché il
decreto
“Sblocca Italia” nell’articolo 38
restituisce alla stretta competenza dei ministeri le autorizzazioni
ambientali per le concessioni petrolifere e, soprattutto, crea un
“titolo concessorio unico”, di cui ho parlato prima, che permette
di estrarre petrolio o gas dopo averlo ricercato senza dover
presentare una nuova domanda.

Il
Governo Renzi sembra voler togliere la gestione del territorio alla
collettività e concentrarla nelle sue mani, per poi rivenderla o
concederla in concessione alle multinazionali. Un grande affare… ma
per chi?

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Segnaliamo
due link per informarsi maggiormente:

No
all’Italia petrolizzata

Video
Maria Rita d’Orsogna

Fonti
per questo articolo:

Megachip;
Il Fatto Quotidiano; Il Manifesto; Fondo Monetario Internazionale;
Rivista “Internazionale”; Centri Sociali Arvultùra di Senigallia
e Grizzly di Fano; Ministero dello Sviluppo Economico; Antonio
Pierfederici.