martedì 22 Ottobre 2024
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Nuovo allarme dell’Ipcc

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Il Gruppo Intergovernativo
di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc) ha lanciato un nuovo
allarme sul clima: “Le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera
sono ai massimi livelli da 800.000 anni a questa parte. Tra il 1880 e
il 2012 la temperatura della superficie terrestre e degli oceani è
salita di 0,85°C, a un ritmo troppo veloce.

Resta poco tempo per
intervenire e mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia dei
2°C”.

L’Ipcc ha presentato il
rapporto sul riscaldamento globale delle Nazioni Unite, un documento
che racchiude le conclusioni di tre precedenti studi. Oltre
all’impatto dell’uomo, il rapporto evidenzia come i cambiamenti
climatici siano già in corso e possano diventare irreversibili a
meno che le emissioni di gas serra non vengano tagliate.

Almeno a parole le
dichiarazioni dei rappresentanti politici sono in linea con gli
allarmi. Il segretario di Stato degli Usa, John Kerry, ha commentato:
“A rischio generazioni future. Chi contesta gli studi sul clima
mette in pericolo le future generazioni. Chi decide di ignorare e
contestare questi dati mette in una situazione di pericolo tutti noi,
ma anche i nostri figli e nipoti. Più resteremo fermi di fronte a
questioni ideologiche e politiche, più il costo del nostro mancato
intervento crescerà”. La Francia ha lanciato un appello per
“una mobilitazione universale immediata” sul tema e
Ségoléne Royal, ministro dell’Ambiente francese, ha detto: “Se
non ci sarà un’inversione di tendenza le temperature saliranno ben
al di là dei 2°C”.

Bisogna però vedere se a
queste parole seguiranno i fatti, perché gli scienziati dell’Ipcc
sono certi al 95% che l’aumento dei gas serra sia dovuto dalla gran
quantità di combustibili fossili che bruciamo. Sappiamo che è molto
pericoloso sia per le vite sulla terra che per quelle acquatiche
(l’anidride carbonica reagisce con l’acqua rendendola acida). Per
fare qualcosa di significativo dovremmo ridurre il consumo di
combustibili fossili e per farlo credo che l’unico modo possibile sia
tassare duramente le emissioni di biossido di carbonio
nell’atmosfera. Questo modificherebbe il sistema degli incentivi
economici e, si spera, il modo con cui noi produciamo energia.
Occorrerebbe quindi applicare la carbon tax. Ma i politici e
l’opinione pubblica sono pronti? Noi siamo pronti?

Già il prossimo mese a
Lima, in Perù, ci sarà un ultimo appuntamento prima del summit che
si terrà a Parigi il prossimo anno, dove dovrebbe essere adottato un
accordo globale sulle azioni da intraprendere in materia di clima. La
sfida più difficile sarà decidere chi dovrà fare cosa. Ma già si
prevede una lotta tra i Paesi ricchi e quelli in via di sviluppo. I
primi chiederanno a tutti di abbracciare obiettivi ambiziosi, mentre
i secondi potrebbero continuare a sostenere che ci sono nazioni che
storicamente hanno maggiori responsabilità e dovrebbero essere in
prima linea per aiutare i Paesi più poveri a far fronte all’impatto
del riscaldamento globale. L’Ipcc finora ha evitato di prendere parte
alla disputa, sottolineando solo che i rischi dei cambiamenti
climatici “generalmente sono maggiori per i popoli e le comunità
svantaggiati nei Paesi a tutti i livelli di sviluppo”.