“Gli stranieri delinquono quanto gli italiani”
Le
parole di Berlusconi, dal tono decisamente leghista, “Meno
extracomunitari, meno criminali”hanno provocato indignazione
non solo tra l’opposizione (e anche qualche malumore nella stessa
maggioranza) ma hanno provocato l’ira della Cei, che si è vista
costretta a bacchettare lo stesso Premier.
A
margine di un incontro il segretario generale della Conferenza
episcopale dei vescovi, Mariano Crociata, ha ribadito che: “Le
nostre statistiche dimostrano che le percentuali di criminalità di
italiani e stranieri sono analoghe, se non identiche. La
considerazione di fondo sugli immigrati resta la dignità di ogni
persona umana che non può essere oggetto di pregiudizio e
discriminazione”.
Dopo
gli scandali sexy che hanno coinvolto Berlusconi un paio di mesi fa,
ora il capo del Governo si ritrova nell’urgenza di ricucire
nuovamente i rapporti con Oltretevere.
La
Lega difatti non ha digerito “l’intromissione” della Cei e così
il Carroccio, a voce di Mario Borghezio, il proprio rappresentante di
spicco (per modo di dire), ha voluto richiamare la Cei a stare al suo
posto: “In tutto il mondo civile le statistiche sulle
delinquenza e sull’immigrazione clandestina le fanno gli organi
competenti di governo, non l’organismo rappresentativo dei vescovi”.
Vero…
peccato però che le parole di Crociata facessero riferimento
all’ultima ricerca della Caritas Migrantes, presentata lo scorso
ottobre e basata sui dati ufficiali, cioè su quelli dell’Istat e del
ministero dell’Interno. Questo per dire che se Borghezio fosse stato
zitto avrebbe fatto sicuramente una figura migliore!
E
difatti le conclusioni del rapporto Caritas rendono piuttosto
evidente ciò che Crociata voleva intendere: “Se si paragonano
italiani e immigrati regolari, quindi persone poste sullo stesso
piano, il tasso di criminalità è praticamente identico. L’1,23% tra
gli stranieri e lo 0,75% tra gli italiani. Ma se si considera anche
l’età (gli immigrati sono mediamente più giovani degli italiani) le
percentuali finiscono per eguagliarsi. Il motivo è semplice: non
solo è più probabile che commetta un reato una persona di vent’anni
rispetto a una di ottanta, ma i numeri dimostrano che è più
frequente che un reato venga commesso nel momento iniziale della
migrazione, quello più difficoltoso. Addirittura il tasso di
criminalità degli immigrati risulta inferiore a quello degli
italiani dai 40 anni in poi”.
Al
dibattito è intervenuta anche la Comunità Sant’Egidio, che ha
ribadito un concetto tanto importante quanto poco conosciuto: “Se
le carceri italiane sono sovraffollate e con un numero elevato di
immigrati è a causa del reato di immigrazione clandestina che
riguarda l’87% delle denunce. Inoltre la gran parte dei detenuti
stranieri sono in attesa di giudizio. Se si criminalizzano i
clandestini irregolari, trasformando in reato non un loro
comportamento ma semplicemente il loro status, poi è fin troppo
facile dire, come fa Berlusconi, che immigrato uguale criminale”.