domenica 8 Dicembre 2024
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Una politica di pace

Il primo e l’undicesimo articolo della nostra Costituzione affermano che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e che ripudia la guerra.

Questi principi fondamentali dovrebbero essere assi portanti della nostra democrazia, eppure il nostro Paese è l’ultimo in Europa per l’occupazione giovanile e primo per l’aumento delle spese militari.

Siamo di fronte al più grande riarmo del paese dai tempi della Seconda Guerra Mondiale (+85% in spesa pubblica per armamenti) e alla moltiplicazione dell’export di armi negli ultimi due anni: armi che alimentano guerre, le quali generano terrorismo e producono profughi.

E mentre in questi ultimi 10 anni si è continuamente tagliato sulla spesa sociale, la spesa pubblica militare del nostro paese è aumentata del 21%!

E l’anno in corso non fa certo differenza!

Nel 2017 saranno sacrificati sull’altare della guerra altri 23,3 miliardi di euro, l’1,4% del prodotto interno lordo, percentuale che il governo Gentiloni in occasione dell’incontro con Trump si è impegnato a portare al 2%; il governo inoltre non rinuncia all’acquisto degli 80 cacciabombardieri F35, a capacità nucleare, per un’ulteriore spesa complessiva di 14 miliardi di euro.

Attualmente nel panorama politico italiano si sta registrando un certo movimento “a sinistra” che, personalmente, spero possa sfociare nella creazione di un soggetto unitario che riesca a ri-organizzare ciò che si è perso in questi anni di renzismo.

Ma la sinistra, per essere tale, ha bisogno di rimettere al proprio centro politiche attive di pace.

Il disarmo, la riconversione sociale delle spese militari, la riconversione civile dell’industria bellica, così come la costruzione della difesa civile non armata e nonviolenta, devono essere il segno distintivo di una nuova politica.

A questo proposito ripropongo un appello di Carlo Cassola: “O la sinistra fa dell’impegno per la pace il terreno decisivo dello scontro tra civiltà e barbarie o rimane di destra anche se si proclama di sinistra“.

Fonte: Mao Valpiana, Presidente nazionale del Movimento Nonviolento