Democrazia della rete
Il Wall Street Journal ha pubblicato la notizia della decisione della Federal Trade Commission (Ftc) di multare Facebook per 5 miliardi di dollari per aver violato le norme sulla privacy nel caso Cambridge Analytica. La Ftc è l’autorità indipendente che protegge i consumatori, e la multa è la più grande mai comminata contro una società del web.
L’authority aveva cominciato ad indagare nel marzo del 2018 quando fu scoperto che Cambridge Analytica, per scopi politici, era venuta in possesso dei dati di circa 87 milioni di utenti Facebook.
Cambridge Analytica è accusata di aver usato i dati per influenzare la campagna di Trump e quella per la Brexit.
Sono almeno 75 le aziende che raccolgono informazioni dai telefoni, e sono circa duecento milioni i telefoni tracciati ogni giorno solo negli Stati Uniti, per un giro d’affari di 21 miliardi di dollari: soprattutto pubblicità mirata, con Google e Facebook in testa.
Sono più di mille le app in grado di rilevare con precisione la nostra posizione. Edward Snowden, l’ex informatico della Cia che nel 2013 ha reso pubblici i programmi di sorveglianza di massa del governo statunitense e di quello britannico, una volta ha scritto: “Sostenere che non si è interessati al diritto alla privacy perché non si ha nulla da nascondere è come affermare che non si è interessati alla libertà di espressione perché non si ha nulla da dire”.
Il tema delle informazioni via web, come dimostra il caso Cambridge Analytica, interessa non solo il piano economico/commerciale ma anche e soprattutto il piano democratico, le nostre Istituzioni.
In Italia occorrerebbe, a mio avviso, far luce su Rousseau. La piattaforma Rousseau è lo strumento lanciato dal Movimento 5 Stelle nel 2016 per sviluppare la “democrazia della rete”.
In questi giorni Davide Galantino (ex deputato del M5S) ha lanciato pesanti accuse su questo sistema: “Rousseau è una piattaforma che mette al vaglio degli iscritti questioni delicate, regalando una sensazione di coinvolgimento. In realtà la veridicità degli esiti delle votazioni su Rousseau è a dir poco dubbia. Non lo dico io ma il Garante della privacy. I risultati possono essere manipolati dagli amministratori del sistema in ogni fase del procedimento, senza lasciare traccia. È vero quanto scritto da Biondo e Canestrari nel libro ‘Il sistema Casaleggio’: Rousseau decide al posto dei parlamentari”.
Galantino si spinge poi in accuse ancora più pesanti sul Movimento 5 Stelle: “È un aspetto di una manipolazione di massa fatto da uno staff di esperti della comunicazione sconosciuti a quasi tutti gli attivisti. Gli utenti di Facebook sono drogati da un’informazione eterodiretta, che esalta il M5S e denigra gli altri”.
Fonte: Wall Street Journal, Internazionale, La Repubblica