«Scuola, sbagliato chiuderle ovunque»
Rossini, associazione presidi: «La nostra provincia ha contagi sotto controllo, importante tutelare la didattica. Assurdo non rimandare lo screening»
Da oggi le scuole tornano off limits per gli studenti delle superiori. L’ordinanza firmata ieri dal governatore delle Marche, Francesco Acquaroli, a causa dell’aumento dei contagi prevede infatti che siano tornati nuovamente al 100 per cento in didattica a distanza. Non cambia nulla invece per gli alunni della secondaria di primo grado (leggi medie), primaria e infanzia che possono proseguire la solita organizzazione. Anche se in tempi di Covid, nulla può definirsi “normale“. Riccardo Rossini, presidente regionale Anp, l’ha detto chiaro e tondo all’assessore Saltamartini: «Bisogna chiudere dove serve, con una reattività maggiore. In provincia di Pesaro Urbino avrei evitato di chiudere perché i contagi, a detta della sanità, sono sotto controllo». Il coro di sconforto degli insegnanti è unanime. Le preoccupazioni per la preparazione degli studenti è concreta. «Il secondo quadrimestre è un momento importante: serviva conservare il 50% in presenza e a maggior ragione con metà classe a scuola e metà a distanza». Rossini, ieri ha detto chiaro e tondo anche al sindaco Matteo Ricci che lo screening antigenico nelle superiori va fatto slittare in avanti. «E’ assurdo farlo con i ragazzi che obbligatoriamente sono in didattica a distanza – conferma Rossini –. Quanti parteciperanno? Ma non credo che mi ascolteranno in Comune». Ma ormai, dopo un anno di pandemia, presidi, insegnanti, personale ata, studenti e famiglie, fanno buon viso a cattivo gioco della sorte, vinti soltanto dalla stanchezza di una incertezza cronica. Alle 12.45 di ieri, per esempio, l’ordinanza firmata di Acquaroli ancora non era stata ufficializzata. Basarsi sulle notizie date dai giornali, o peggio, dai post di facebook della giunta regionale, non è poi un dettaglio per chi ha la responsabilità di 93 classi e 200 insegnanti da organizzare per l’indomani come può essere il liceo Mamiani di Pesaro, la scuola che con oltre 2mila iscritti è la più grande delle Marche. A conti fatti, sempre che si tratta di avvisare un migliaio di studenti, dall’oggi al domani. «Non mi lamento, adotto una doppia tattica – osserva il preside Roberto Lisotti –. Letti i giornali ho inviato un preavviso col registro elettronico rimandando ad una conferma che diventa effettiva solo dopo che posso dire di aver avuto l’ordinanza». Idem per la preside del Bramante Genga, Anna Gennari. Però per chi è tenuto a lavorare con gli atti, non è il massimo. «Del resto si fa fatica a fare diversamente – continua Lisotti –. Sono stato tempestato di messaggi da parte di insegnanti e genitori perché dessi disposizioni sul sito della scuola perché tutti avevano letto i post di Acquaroli su Facebook. Alla domanda “ma è ufficiale?“ voi che rispondereste?». Secondo l’Ufficio scolastico regionale, le classi in quarantena sono il 3% del totale delle oltre 20mila sezioni. «Torna – dice Lisotti – ho 3 positivi». Per il resto si naviga a vista. Lunedì le quinte avrebbero dovuto sostenere le prove Invalsi. Con l’ordinanza di Acquaroli sono saltate. «Il sabato il Cecchi è chiuso – dice la preside dell’Agrario, Donatella Giuliani –. Avrò tempo di avvisarli. Ero più in pensiero per la questione dei laboratori. Invece l’ordinanza di Acquaroli conferma le forme flessibili con la possibilità di fare lezione in presenza in caso di bisogni educativi speciali e in caso di attività tecnico pratiche». Questo singhiozzo di «apri e chiudi le scuole» determinerà veramente lo slittamento a fine giugno della chiusura della scuola? «Nessuno l’ha preso sul serio – dice Giuliani –. L’inizio della maturità è stata fissata il 16 giugno. No. Questa organizzazione logora solo le energie». Solidea Vitali Rosati