Salvataggio dello Stato
Negli ormai quasi due anni di emergenza sanitaria, il secondo governo Conte e il governo Draghi sono intervenuti massicciamente per salvare imprese e posti di lavoro. Il provvedimento più importante è stato la cassa integrazione Covid costato 32 miliardi. Sono riuscite così a sopravvivere circa 15mila imprese e con loro si sono salvati 280mila posti di lavoro.
Ogni impresa scampata alla chiusura è costata in media 2milioni di euro che si traducono in 113mila euro per ogni dipendente.
Ci sono stati poi i ristori per compensare la riduzione dei ricavi e quelli per risarcire i costi per gli affitti. Ciascun provvedimento è costato al Tesoro circa 3miliardi. Secondo uno studio apparso sulla voce.info il contributo per i mancati ricavi ha permesso di salvare altre 2mila imprese. Un ulteriore aiuto è venuto dalla decisione di consentire alle società di sospendere o rinviare gli ammortamenti.
Sommando i diversi interventi il grande salvataggio del sistema imprenditoriale italiano durante la tempesta tra pandemia e lockdown è costato quasi 50miliardi di euro, cioè circa 3 punti di PIL.
Sul Diario del lavoro Maurizio Ricci fa notare che in ogni caso “meno del 30 per cento delle imprese che erano in crisi prima del Covid è stato capace di approfittare della inaspettata ciambella di salvataggio dello Stato e solo il 40 per cento dei posti di lavoro a rischio è stato messo in sicurezza”.
Il resto, già condannato prima della pandemia, è affondato comunque.