No Triv, a sorpresa la Cassazione boccia il Governo
No Triv, a sorpresa la Cassazione boccia il Governo. Ok al Referendum sul mare.
SOPPRESSO IL PIANO
DELLE AREE. I NO TRIV: E’ URGENTE CHE LE REGIONI SOLLEVINO UN CONFLITTO
DI ATTRIBUZIONE NEI CONFRONTI DEL PARLAMENTO DAVANTI ALLA CORTE
COSTITUZIONALE
Comunicato Stampa del Coordinamento Nazionale No Triv
Roma, 9 gennaio 2016
Nell’attesa
del giudizio della Corte costituzionale,la
Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sul referendum No Triv,
a seguito delle modifiche introdotte dal Parlamento con la Legge di
stabilità 2016 in vigore dal 1° gennaio scorso.
Un
atto dovuto, secondo quanto previsto dalla legge sul referendum del
1970, che stabilisce che se prima della data dello svolgimento del
referendum le disposizioni di legge “cui il referendum si
riferisce siano stati abrogate, l’Ufficio centrale per il referendum
dichiara che le operazioni relative non hanno più corso”; a
meno che, si intende, le modifiche non siano solo di facciata. Nel
qual caso, il referendum si terrà lo stesso.
Ed
è esattamente quello che la Cassazione ha concluso ieri con riguardo
al referendum sulle attività petrolifere entro le 12 miglia marine:
l’emendamento introdotto dal Governo non soddisfa la richiesta
referendaria.Esso, in altri termini, la elude, in quanto –come già denunciato dal Coordinamento Nazionale No Triv – la
modifica voluta dal Governo, pur facendo salvi i permessi e le
concessioni già rilasciati, ne allunga arbitrariamente la durata.In questo modo, i permessi di ricerca non avrebbero più scadenza
alcuna e di fatto resterebbero “congelati” in attesa di tempi
migliori.Per questa ragione, il Coordinamento Nazionale No Triv
sta per indirizzare al Ministero dello sviluppo economico una
diffida, affinché chiuda definitivamente tutti i procedimenti
attualmente in corso relativi a progetti petroliferi ricadenti entro
le 12 miglia marine.
La
Cassazione, tuttavia, ha ritenuto che non si debba procedere a
referendum su altri due quesiti:quello sulladurata dei
permessie delle concessioni in terraferma e quello sulPiano
delle Aree,strumento di programmazione volto ad individuare
quali aree interdire e quali, invece, “aprire” alle
attività petrolifere.In quest’ultimo casoil Parlamento ha
sottratto al corpo elettorale la norma sulla quale votare: abrogando
totalmente la norma sul Piano delle Aree, è sparito anche l’oggetto
del referendum.
Pertanto,affinché i delegati regionali
possano esercitare fino in fondo il compito assegnato loro dai
rispettivi Consigli Regionali di appartenenzaei cittadini italiani possano
esprimersi democraticamente sull’opportunità che tutti i titoli
minerari siano rilasciati non in modo “selvaggio”,
ma sulla base di un piano, elaborato congiuntamente dallo Stato e
dagli enti territoriali, coerenza vuole cheil
problema sia portato all’attenzione della Corte Costituzionale.Per fare ciò, è assolutamente necessario chetutte
le Regioni promotrici del referendumsollevino
urgentemente unconflitto di
attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale nei confronti del
Parlamento.
Solo
in questo modo, ove la Corte Costituzionale dovesse riconoscere
l’illegittimità della modifica della durata dei titoli e
dell’abrogazione del Piano delle Aree, verrebbero messi in sicurezza
gli obiettivi del referendum.
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Alcune precisazioni sul Referendum No Triv dopo la decisione della Cassazione
a cura del prof. Enzo Di Salvatore
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