Comune di Fondi: perché scioglierlo?
Nonostante
lo scioglimento del Comune di Fondi sia stato richiesto dal prefetto
Frattasi circa un anno, fa per il governo italiano il problema sembra
non esistere.
Nel
settembre 2008 il prefetto di Latina Bruno Frattasi ha chiesto
l’accesso al comune laziale di Fondi (al confine con la Campania)
guidato dal sindaco del Pdl Luigi Parisella. Il risultato, dopo due
mesi, sono 500 pagine che provano l’intreccio tra mafia, politica e
comitati d’affari. La relazione si basa soprattutto sulle rivelazioni
di Riccardo Izzi, l’ex assessore ai lavori pubblici del comune che ha
raccontato per filo e per segno come i clan della camorra e della
‘ndrangheta si siano divisi le attività commerciali di Fondi, dove
si trova il più grosso mercato ortofrutticolo del sud Europa.
A
tutto questo si aggiungono le migliaia di pagine riempite dalla Dia e
dalla Dda di Roma, il cui lavoro ha permesso tra la primavera 2008 e
il 6 luglio 2009 l’arresto di diciassette persone, che si sommano
alle altre decine che sono state indagate. Il quadro che viene fuori
dalle inchieste giudiziarie non lascia dubbi.
Berlusconi
ha spiegato: “In Cdm sono intervenuti diversi ministri, hanno
fatto notare come nessun componente della giunta e del consiglio
comunale sia stato neppure toccato da un avviso di garanzia. Quindi
sembrava strano che si dovesse intervenire con un provvedimento
estremo come lo scioglimento della giunta“.
Il
ministro Maroni ha aggiunto: “Ho già dato incarico al
prefetto competente di svolgere nuovi accertamenti in modo da essere
pronto al primo Cdm a portare una nuova relazione se gli esiti della
prima saranno confermati“.
Peccato
però che nel febbraio 2009 fosse lo stesso Maroni a richiedere lo
scioglimento del comune di Fondi per infiltrazioni mafiose!
La
decisione del Consiglio dei Ministri di non sciogliere il comune
appare quindi come un premio ai malavitosi e una condanna ai
cittadini di Fondi a convivere con la mafia.
Il
mancato scioglimento di Fondi provoca da tempo forti polemiche a
livello locale e nazionale. Il senatore dell’Idv Stefano Pedica, per
protesta, ha interrotto nei giorni scorsi una conferenza stampa del
ministro dell’Istruzione Gelmini. E ha esposto davanti a Palazzo
Chigi uno striscione con la scritta “Fuori la mafia dalle
istituzioni”.
Laura
Garavini, capogruppo del Partito Democratico all’Antimafia, ha
presentato nei giorni scorsi un’interrogazione al ministro
dell’Interno molto precisa e puntuale dove, a mio avviso, si spiegano
tante cose…
Ecco
l’interrogazione della Garavini: “Chiedo informazioni sulla
società che ha sede a Fondi denominata SILO srl, della quale sono
soci l’attuale sindaco di Fondi, Luigi Parisella, il senatore Pdl,
Claudio Fazzone e tale Luigi Peppe. Detta società, che dovrebbe
occuparsi di lavorazione di prodotti agricoli, è di fatto inattiva
ma possiede una struttura industriale situata in un’area interessata
da una variante urbanistica detta Pantanello, che ha inciso
significativamente sul valore del capannone della Silo come di altri
capannoni presenti in zona. Il signor Luigi Peppe, oltre ad essere
cugino del sindaco, è fratello di Franco Peppe, soggetto in rapporti
certi con la famiglia Tripodo, ed in particolare con Antonino
Venanzio Tripodo. Il quale, secondo alcuni collaboratori di
giustizia, avrebbe usato per la consegna di armi a soggetti
appartenenti al clan camorristico dei “casalesi” una
automobile intestata proprio a Franco Peppe“.
Se
ne potrebbe quindi dedurre che questo governo si preoccupa di
arrestare i clandestini, ma poi gira la testa dall’altra parte quando
i nemici sono le mafie e la criminalità organizzata.