E’ ora che il capo se ne vada
Nel giorno in
cui entra in vigore una manovra pesantissima che impone grandi
sacrifici agli italiani, il Presidente del Consiglio non ha niente di
meglio da fare che pensare di emanare un decreto per mettersi al
riparo e impedire ai magistrati di provare che lui è ricattabile.
E’ un fatto inaudito che
non ha precedenti o eguali in nessuna democrazia occidentale.
Sarebbe auspicabile che il
Parlamento si impegnasse per la crescita economica visto che il
ministro dell’Economia, dopo cinque manovre, ha affermato che a
questo dovrebbe pensare. Vorremmo un Parlamento impegnato a parlare
di occupazione dei giovani e di precariato, un Parlamento che
lavorasse sulla legge elettorale e sulla riduzione del numero dei
parlamentari e dei costi della politica.
Nulla di tutto ciò invece
interessa a questo governo, impegnato unicamente a difendere il
proprio capo. Capo che si è dimostrato incapace di gestire questa
crisi economica, come è stato incapace di gestire la propria vita
privata (come testimoniano le vicende degli ultimi giorni).
Un capo che dal 2008 ha
sempre negato la crisi fornendo al Paese l’alibi di un campionario di
sciocchezze pur di mantenere il proprio potere: “il peggio è
passato”, “la crisi è alle spalle”, “il Paese
è solido”, “la ripresa è cominciata”.
Negare la crisi ci ha
impedito le riforme strutturali necessarie al Paese. Di questo
Berlusconi è principalmente colpevole.
Dopo aver negato
ripetutamente la crisi, ecco arrivare una manovra “lacrime e
sangue” che colpisce i soliti, cioè chi già paga e ha pagato:
-
i
poveri, che si vedono colpiti dall’Iva sui consumi nella stessa
misura dei ricchi; -
le
pensioni; -
gli
enti locali, perché quando si tagliano le risorse ai comuni
i sindaci sono costretti ad aumentare le tariffe o a tagliare i
servizi; -
il contributo di
solidarietà riguarda solo i pubblici dipendenti; -
l’introduzione
dell’articolo 8 è dettata dall’ossessione maniacale del Ministro
del Lavoro di dividere i sindacati solo per una sua personale e
impossibile manovra politica; -
l’articolo 4 svuota
il contenuto e contraddice il risultato del referendum sulla
privatizzazione dell’acqua.
Il Governo invece avrebbe
potuto:
-
chiedere il 15% in
più a quei centomila italiani che hanno esportato illegalmente 93
miliardi di euro e li hanno fatti rientrare con l’anonimato, senza
sanzioni penali e pagando solo il 5%. A loro sì che si può e si
deve chiedere di più! -
Stabilire la
tracciabilità di tutti i pagamenti sopra i trecento euro per far
scomparire il contante che crea nero. Consentire il pagamento solo
con assegni, bancomat, carta di credito e bonifico bancario così da
far scomparire l’evasione fiscale.
Se è vero che nel mondo
globale quel che conta più di tutto per l’atteggiamento dei mercati,
degli investitori e delle istituzioni economiche è la fiducia e la
stima di chi guida gli stati, allora la domanda è questa: quanti
miliardi di euro costa all’Italia la testarda permanenza di
Berlusconi alla guida del nostro Paese? Stiamo parlando di una
persona con cui gli altri capi di stato si vergognano a farsi
fotografare, travolta da vicende giudiziarie e personali e che mette
in calendario in piena crisi le vere priorità di questo governo,
cioè le intercettazioni e il processo lungo.
Per quanto ancora possiamo
permetterci di essere rappresentati da questo capo?