Il carcere e la scuola
“Avevo
proposto immagini più sanguinolente, ma i detenuti mi hanno fatto
capire che un simbolo più rotondo, che rappresentasse l’abbraccio
di più mondi, avrebbe rappresentato meglio la collaborazione
scuola-carcere”.
Con
queste parole Toto, studente del Liceo artistico Mengaroni di
Pesaro, ha voluto puntualizzare il suo percorso “dentro le sbarre”
della Casa circondariale di Villa Fastiggi. Fattoria Pitinum della
azienda agricola mandamentale di Macerata Feltria, 1€ per la
libertà sono i nomi di altri progetti di inclusione-apertura che
Direzione, Biblioteca San Giovanni e Osservatorio permanente sulle
carceri hanno presentato alla cittadinanza di Pesaro il 15 giugno
2010. La soddisfazione per il lavoro svolto da parte degli
organizzatori dalla lettura di questa frase è tutta di speranza: se
i giovani vengono abituati a conoscere le persone private di libertà
e li riconoscono come possibili fratelli maggiori, comprenderanno
meglio l’assurdità della detenzione senza rieducazione, ridurranno
la distanza fra i due mondi e diventeranno ambasciatori di una
società dove la colpa non si guarisce negando la speranza a chi l’ha
commessa.
Riflessione:
quale sarà il peso che “L’arte sprigionata” metterà sul
piatto della bilancia, in contrapposizione con i 1100 detenuti
presenti nelle carceri marchigiane invece di 755 regolamentari, lo
stesso numero di un anno fa? A cosa serviranno i laboratori teatrali,
Le fabbriche del sapere, che proseguono da 8 anni con la paziente
conduzione di un capace regista, e hanno prodotto numerosi
detenuti-attori, se rischiano di esaurirsi per mancanza di fondi,
proprio ora che altri penitenziari potrebbero accogliere il teatro
fra le loro attività?
I
progetti rivolti alla popolazione scolastica, la falegnameria aperta
da anni nel carcere di Pesaro, i cui manufatti vengono venduti nel
negozio “Il gatto e la volpe” assieme ad oggetti della ludoteca
del riuso, le “riflessioni e immagini da una cella” , tutti i
“loghi” prodotti dagli studenti del Mengaroni con i loro amici
detenuti, esposti nel giardino della biblioteca, sapranno reggere
l’urto dell’indifferenza di un governo che non riesce neanche ad
approvare una legge che conceda la esecuzione dell’ultimo anno di
pena presso domicilio? Guardando i sorrisi delle bambine che possono
abbracciare il padre detenuto fuori dalle sbarre, anche solo per
poche ore, si direbbe di si.
Lo
affermano con i fatti gli agenti di polizia penitenziaria che, in
divisa, acquistano le magliette col simbolo circolare “Casa
circondariale di Villa Fastiggi”. Lo confermano gli abitanti del
quartiere, nel borgo vecchio della città, che vengono per assistere
sotto un temporale tropicale, allo spettacolo teatrale degli studenti
dell’Istituto Galilei, e si incuriosiscono al mondo variopinto che
è presente.
La
riflessione, iniziata nel pomeriggio è proseguita fino a notte, ora
davanti al microfono ora nei capannelli. I funzionari regionali,
responsabili dell’applicazione di una legge buona e nata col
coinvolgimento degli attori sociali, del volontariato, degli addetti
ai lavori, ne hanno discusso con altri amministratori nel mezzo dei
laboratori con i “fiori letterari”: di certo l’incremento
dell’occupazione e della formazione dei detenuti è centrale, come
la piena applicazione della riforma sanitaria del 2000, ed anche
questi passaggi si possono verificare con il collegamento del “mondo
a quadretti” nelle proprie città, depotenziando il fattore
sicurezza che viene sollevato da stampa ed istituzioni per
giustificare le costruzioni di nuove carceri, magari galleggianti sul
mare.
La
sensazione, ad un anno di distanza dalla prima edizione, è che la
strada imboccata dalla Direzione e dalle associazioni sia giusta:
accorciare le distanze fra il “dentro” e il “fuori” da’
respiro ed idee, e questo respiro può permettere di ascoltare meglio
il lamento di detenuti e agenti di polizia penitenziaria, e non
rinchiuderlo in una gabbia che rischia di esplodere.