Iraq: se avessero ascoltato i pacifisti
Il presidente degli Stati
Uniti, Barack Obama, ha deciso di anticipare di dieci giorni il
ritiro delle truppe Usa dall’Iraq.
Finisce, anche se
virtualmente (il ritiro sarà parziale fino al 2011), la guerra
voluta dal precedente presidente americano, George W. Bush, che con
l’inganno delle famigerate armi di distruzione di massa e il sostegno
dei governi occidentali (Italia compresa) ha sì rovesciato Saddam
Hussein ma ha alimentato il terrore di Al Quaeda.
L’esercito degli Stati
Uniti lascia quindi l’Iraq senza che il Paese abbia ritrovato la sua
libertà.
Milioni di pacifisti di
tutto il mondo si opposero a quella guerra sostenendo che non
potevano essere i bombardamenti a liberare un Paese. E così difatti
è stato. Come ha scritto Giuliana Sgrena in un recente articolo1:
“Obama ritira il grosso delle truppe in un momento cruciale per
l’Iraq: il terrorismo ha ricominciato a mietere le vittime mentre la
mancanza di un governo (a oltre cinque mesi dalle elezioni) crea un
pericoloso vuoto di potere e la ricostruzione del paese distrutto
dalla guerra non è nemmeno ricominciata”.
Gli Usa quindi se ne vanno
lasciando dietro di sé queste drammatiche cifre:
-
4.415 soldati
americani morti; -
circa 600.000 le
vittime civili; -
751 miliardi di
dollari spesi nella guerra. Altre stime, che non tengono conto dei
soli trasferimenti diretti, parlano però di quasi 3.000 miliardi di
dollari.
E tutto questo per una
guerra sbagliata.
Se avessero ascoltato i
pacifisti…
1Articolo
“Missione incompiuta” pubblicato sul quotidiano “Il Manifesto”
del 20 agosto 2010