sabato 27 Luglio 2024
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Negoziati: un film già visto

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Il 2 settembre si è
svolto a Washington l’incontro tra il presidente Usa Barack Obama, il
leader palestinese Abu Mazen e il premier israeliano Benyamin
Netanyahu per la ripresa dei colloqui che nelle intenzioni dovrebbero
realizzare, entro un anno, un accordo tra Israele e Palestina.

A proposito di questa
iniziativa prevale lo scetticismo, soprattutto in Palestina dove si
nutrono poche speranze nella persona di Netanyahu e si teme che Abu
Mazen, sotto le pressioni americane, accetti una soluzione che porti
alla nascita di uno Stato palestinese senza sovranità reale e alla
rinuncia di diritti sanciti dalle risoluzioni internazionali, come
quello al ritorno nella terra d’origine per i profughi palestinesi.

Molti attivisti
palestinesi hanno manifestato in questi giorni a Ramallah esprimendo
il loro disaccordo per questo tentativo di pace. Le motivazioni sono
espresse da Khalida Jarrar, deputata del Fronte popolare, che
intervistata dall’agenzia Nena News spiega: “Gran parte dei
palestinesi contestano queste trattative, è stato un gravissimo
errore accettare questi colloqui senza fare dei riferimenti precisi
alle risoluzioni dell’Onu e ottenere garanzie internazionali
riguardo la fine della colonizzazione israeliana dei nostri
territori. Abu Mazen e altri esponenti palestinesi non hanno imparato
dagli errori del passato. Israele ha usato le trattative, dal 1991 a
oggi, per attuare la sua politica di colonizzazione e di aggressione
quotidiana verso il popolo palestinese, con il consenso aperto degli
Stati Uniti e quello tacito di molti governi. L’unica soluzione
possibile per il conflitto israelo-palestinese è fare riferimento
alle risoluzioni dell’Onu e alla legalità internazional
e”.

Si prevede quindi un altro
fallimento per questo ennesimo tentativo di negoziato in primo luogo
perché nessun leader politico palestinese può accettare le
condizioni che Israele pone per consentire la nascita dello Stato di
Palestina. Molto probabilmente ad un certo punto il negoziato
raggiungerà una fase di stallo e di conseguenza tutti cercheranno di
incolpare nuovamente i palestinesi per l’ennesimo fallimento. Una
storia già vista e una storia che si teme possa ripetersi.

Sempre in questi giorni e
sempre sul problema dei negoziati si è espressa anche una
personalità di rilievo palestinese come Marwan Barghouthi, il leader
più popolare di Fatah in prigione in Israele dal 2002, che
intervistato dal giornale araboal-Hayatha così spiegato i
suoi dubbi: “In linea di principio non sono contrario alle
trattative ma i palestinesi in questo caso le hanno accettate solo in
seguito a pressioni esterne. Abu Mazen ha ripreso i colloqui per le
pressioni dei paesi arabi, non perché sia convinto della
concretezza dell’iniziativa. Queste trattative falliranno, così
come è avvenuto in passato, perché Israele non ha intenzione di
arrivare alla pace e non rispetterà gli impegni.