martedì 22 Ottobre 2024
ArticoliArticoli 2010

Living library

living-library-teeshirt-7.jpg
Living
library: prendere in mano un pregiudizio e farselo spiegare da
un’angolazione diversa, quella dell’oggetto delle nostre
prevenzioni.


La piana di
Colfiorito, a cavallo fra Umbria e Marche, una conca di tipo glaciale
sita a oltre 700 metri di altezza, resa nota, per motivi non
ricercati dai suoi abitanti, 13 anni fa per essere l’epicentro del
terremoto che distrusse una delle zone più artistiche d’Italia,
ospita da dieci anni il Festival della cultura celtica in Italia. Nel
prato, costellato di quei fiori odorosi tanto sono rustici, tipici
dei monti, i novelli druidi si danno al bel tempo bevendo birra,
idromele, mangiando pannocchie arrostite e, nei casi più coraggiosi,
sono loro stessi a cuocere cosce di pollo o peperoni con l’aiuto di
pietre scaldate alla posta. Tende antiche, campi di tiro con l’arco,
fori per il lancio del tronco o della pietra, disposte in cerchio
con le tende moderne, in gorotex, gli stand culinari e beverari,
tutti rivolti verso il palco dal quale suoneranno i gruppi di moderno
folk celtico, provenienti da tutt’Europa. Quale miglior terreno di
contrasto, solletico al pregiudizio, che porre lo stand di Idee in
movimento, Living Library, in mezzo ai venditori di manufatti di
cuoio, stelline, ali finte, spade, scudi?

Incontra il tuo
pregiudizio, non puoi giudicare un libro solo dalla copertina.
L’esperienza, ora alle prime uscite in Italia, esercitata per la
prima volta in Danimarca, consiste nel mettere a disposizione dei
lettori alcune persone che rappresentano pregiudizi diffusi,
altrimenti detti curiosità ricorrenti alle quali non si risponde con
la ricerca ma con la risposta più vicina a portata di mano. Un frate
nero, un togolese rifugiato in Italia, un ultras di calcio, una donna
mussulmana col velo, una mamma africana, un ex-spazzino attivista
politico, un poeta pacifista macedone, un ex soldato bosniaco, ecco i
magnifici 8 di sabato 7 agosto a Colfiorito, gli otto libri viventi
che sono stati sfogliati.

E se per
spiegare cosa ci fosse di appassionante nel fare lo spazzino e
nell’amare la politica, e nell’essere poeta pacifista proveniendo
da una delle regioni più martoriate dell’Europa, i due libri hanno
dovuto attendere ore più ombrose, dalle 14 in punto Fatima, donna
marocchina col velo, ha iniziato a spiegare con metodo e pazienza il
suo essere donna, marocchina, indossare un velo che le copre i
capelli ed incornicia il volto, avere due figli, condurre come noi
europei un matrimonio, vicende d’amicizia, di lavoro su più
fronti, da quello manuale della pulizia di uffici a quello
intellettuale di mediatrice culturale, attraversando le fasi sempre
più numerose di disoccupazione. Nella piccola tenda, circondata da
magliette che gridavano: “Libro vivente-venitelo a sfogliare”,
volontari di Idee in movimento distribuivano i manuali d’uso e
circuivano giovani e meno giovani, sobri e meno sobri, frequentatori
del medioevo prossimo venturo. Vai dal soldato, alto, scavato, figura
che potrebbe soppiantare più d’un fumetto di guerra e di figure a
cavallo fra vita e morte: e lui, Mirsad, alto, con due occhi acquosi,
dolcissimo ed estremamente lucido nella coscienza della sua figura,
ha scavato negli anni in cui la Jugoslavia fu divisa in nome delle
nazionalità e delle etnie, si scatenarono guerre e repressioni
furibonde, veri e propri eccidi etnici sotto la spinta di interessi
che di pacifico e civile non avevano nulla. Lui, il soldato, che
doveva uccidere e non essere ucciso, che si sente “morto dentro”,
ma che quella morte guarisce raccontandoci ciò che ha vissuto. Più
d’un visitatore, dopo essersi accertato che non doveva pagare, ma
neanche seguire particolari regole, dopo essersi dissetato con la
curiosità più immediata, ha proseguito con le altre fino a
guadagnarsi la maglietta Io libro, Idee in movimento. Le regole sono
tra le principali diffidenze a dover essere scardinate, per chi
scrive. Dico regole perché, a fronte di richieste di democrazia, di
approfondimento delle differenze, che provenivano dalla società, a
partire dagli anni 90 si sono codificati comportamenti a cui non
corrispondeva una nuova coscienza. Non è con una buona regola, non
sentita e che non sia frutto di un processo cosciente, di una lotta,
di un percorso anche contrastato, che si costruiscono nuovi
comportamenti. La regola del 2010 spesso è un impedimento a
ragionare, a prendere in mano un problema ed affrontarlo, e chiunque
non rientri fra i comportamenti normati non è di nuovo garantito.

Il luogo di
incontro e di scontro fra pregiudizi, ma anche fra situazioni che non
si conoscono, una donna sulla sedia a rotelle per malattia, tre
adolescenti con genitori africani ma con vissuto occidentale,
italiano, aiutanti che diventano libri anche loro, libri che si
interrogano fra loro, e scoprono di essere legati ed orgogliosi della
loro “diversità”. In questo scenario si è sviluppato un vero
calderone, “melting pot”, che se ha lasciato quasi tutti convinti
delle proprie posizioni, li ha resi aperti all’ascolto,
fortificati nelle proprie capacità di ascoltare. Se da anni vado
dicendo in assemblee ma anche in incontri con le istituzioni che il
solo riconoscersi nell’altro è segno di forza, coraggio, di
scambio di dignità, la giornata di Colfiorito, Festival di
Montelago, è stato come un esame di patente di guida per tutti noi:
hai ascoltato, hai parlato, ti hanno cercato senza prevaricarti,
hanno riconosciuto i loro limiti, ma soprattutto tu hai dimostrato di
saperne parlare.

Mentre il sole
calava, i moderni libri immersi nella cultura medioevale smontano la
tenda, si salutano, si dividono le macchine per il ritorno a casa, i
più giovani si stancano e si devono curare, i fratelli e le sorelle
che hanno fraternizzato con più di un giovane druido li curano,
altri Asterix con pochi e molti capelli si aggirano nei punti di
ristoro e spuntano 10 piadine, tutte con stracchino e rucola, per
andare incontro all’incipiente Ramadan.