Intervista ad Attilio Rotatori

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A
poco più di due anni e mezzo dalle elezioni del 13 e 14 aprile 2008,
quindi appena superata la metà del mandato elettorale, abbiamo
intervistato ilprimo cittadino Federico Talèe ilcapogruppo della
lista civica “Proviamoci Insieme”Attilio Rotatori
per fare un
primo bilancio dell’amministrazione del comune di Mondavio.

Attilio
Rotatori, sessantacinque anni, sposato e con 4 figli, è stato eletto
con la lista civica “Proviamoci insieme”. E’ capogruppo della
minoranza del consiglio comunale e questo è il suo primo mandato.

Signor
Rotatori, dopo aver superato la metà di questo suo primo mandato
elettorale, ci può fare un piccolo bilancio della sua avventura
istituzionale e umana nell’ambito dell’amministrazione comunale e del
suo gruppo consiliare?

Dal
punto di vista umano è un’esperienza piacevole e certamente
positiva. Ho frequentato tante persone che conoscevo di vista, alcune
sono state scoperte piacevoli, compreso il sindaco che prima
conoscevo poco.
Dal
punto di vista istituzionale è un po’ deludente, perché l’assemblea
non conta nulla. Al consiglio arrivano cose marginali, del tutto
ininfluenti. Non si dibatte, tutto è già deciso e non si è mai
verificato che un consigliere di maggioranza abbia votato in maniera
diversa dal gruppo, a parte un caso particolare per il quale parlare
di maggioranza è un eufemismo.
Noi
abbiamo fatto l’opposizione in maniera molto corretta e leale, non
abbiamo mai fatto ostruzionismo e tutte le volte che la maggioranza
ha fatto cose su cui eravamo d’accordo abbiamo votato a favore,
quindi avrebbero potuto evitare di interrompere addirittura il
consiglio per fare riunioni di maggioranza e concordare una linea
comune. Avrebbero potuto dibattere apertamente il problema, ma
evidentemente non hanno l’abitudine alla discussione aperta alla
contestazione interna.

Trasparenza
e partecipazione facevano parte delle proposte elettorali di entrambi
gli schieramenti attualmente presenti in consiglio. In che modo sono
state concretizzate da parte vostra? Siete soddisfatti dell’operato
della maggioranza in questi ambiti? Ritiene che le istanze dei
cittadini siano ascoltate e prese in considerazione?

Da
parte nostra non l’abbiamo potuta ovviamente concretizzare perché
siamo opposizione. Inoltre non c’è stato nessun dibattito pubblico,
neppure in consiglio. Posso dire di aver appoggiato il sindaco
diverse volte, soprattutto perché ha fatto delle curve a 180 gradi
su molti argomenti attuando quello che era nel programma della
minoranza, come l’unione dei comuni.
Capisco
che le amministrazioni abbiano ristrettezze economiche e quindi
debbano operare all’interno di un budget che non è ricco e che non
sarà mai più ricco, perché i costi fissi di gestione sono talmente
alti che non consentono politiche attive in nessun settore. Detto
questo, credo che l’esperienza fatta con il turismo andrebbe
replicata proprio come modalità di gestione. La pubblica
amministrazione, per diminuire i costi di funzionamento, dovrebbe
fare programmazione
e controllo, dando all’esterno l’operatività in modo tale da operare
con i costi e l’efficienza del privato.

Avevo
proposto che si facesse anche con i lavori pubblici, ma loro han
fatto un mezzo concorso per assumere un operaio tecnico, sommando
questo errore all’assurdità di aver comprato dell’attrezzatura per
la manutenzione delle strade da usare dieci giorni all’anno.
Per
quel che riguarda le richieste dei cittadini, mi è successo tre
quattro volte di essere fermato dalle persone per problemi specifici
che ho riportato in consiglio così come mi sono arrivati, tra i
quali le lamentele di alcuni dipendenti per l’assoluta mancanza di
considerazione da parte del sindaco.

Va
riconosciuto al gruppo di minoranza che più di una volta è solo
grazie alla sua presenza che i consigli comunali si sono tenuti. Ma,
se la partecipazione dei consiglieri qualche volta difetta, quella
dei cittadini è praticamente azzerata. Quali ritiene siano le cause
e cosa farebbe lei per riavvicinare i cittadini alla vita politica e
istituzionale del nostro comune, in particolar modo i giovani?

Mi
chiedo se in situazioni ribaltate avrei avuto lo stesso trattamento,
penso proprio di no visto cosa succede anche a livello nazionale.
Se
devo essere sincero, devo dire che i consigli comunali così come
sono strutturati adesso sono assolutamente inutili, perché le uniche
cose che arrivano in consiglio sono i bilanci e le variazioni. Si
parla anche di altro perché si introducono nel corso del dibattito
domande o richieste particolari, ma il sindaco porta in consiglio
solo quello che istituzionalmente è tenuto a portare. Anche se sono
un consigliere di minoranza, mi considero un amministratore di
Mondavio ed il disinteresse dei cittadini è per me un motivo di
delusione.
In
realtà non abbiamo nessuna possibilità di incidere
sull’amministrazione perché il consiglio non conta. Dovrebbe essere
tanto più mortificante per la maggioranza, perché i loro
consiglieri molto spesso alzano la mano senza nemmeno sapere cosa
succede. A volte chiedono a me cosa succede perché magari ci
informiamo un po’ di più presso gli uffici pubblici e i dipendenti
comunali.
Aumentare
la partecipazione dei cittadini è un bel problema. Probabilmente
andrebbe snellito tutto, ad esempio facendo una giunta di tre
persone e un consiglio molto più ridotto. Meglio ancora sarebbe
creare comuni molto più grandi in vista di uno snellimento
amministrativo. Con questa articolazione più vicina al cittadino si
potrebbe innescare un dibattito politico più generale di qualche
interesse per i cittadini.
C’è
poi un problema di disinteresse verso la cosa pubblica e la politica
in generale. Quando io andavo all’università si diceva che tutto era
politica. Forse si esagerava, ma un interesse generalizzato c’era.
Oggi tra i giovani c’è una grande ignoranza, intesa come
disinteresse a quello che succede. Si ripetono luoghi comuni ma non
c’è riflessione, non c’è lettura, non c’è informazione.

In
sede di discussione consiliare, e non solo, non avete risparmiato le
critiche a quelli che avete più volte definito bilanci “ingessati”
e “incapaci di guardare al futuro”, esprimendo la vostra
disapprovazione su alcune manovre e variazioni e soprattutto
sull’aumento delle spese correnti e la diminuzione di quelle in conto
capitale. Ci può esporre il suo parere al riguardo?

Confermo
quello che ha detto, è questa la nostra critica di fondo. Quella
attuale è la giunta più berlusconiana che ci possa essere, e anche
se il sindaco pensa che io lo voglia offendere non è così.
Questa
amministrazione spende per feste, i “circenses”, due volte e
mezzo quello che spende per il “panem”. A bilancio si spende più
per i “circenses” che per i lavori pubblici, magari il sindaco
dice che non è vero, ma se si va a verificare la realtà dei dati di
bilancio è questa. Capisco anche che questa sia la fabbrica del
consenso. Feste, megafeste e manifestazioni portano il turismo e
soprattutto consenso al sindaco, quindi ci si investe molto di più
che per i lavori pubblici. Ogni tanto qualcuno va a protestare ma è
una voce isolata.
L’amministrazione,
che dice di essere vicina a chi rimane indietro o ha problemi di
quarta settimana, al posto delle chiacchiere dovrebbe mettere gli
euro, che invece si investono in altre cose. Per l’assistenza sociale
sono state destinate cifre ridicole, circa 16.000 euro che poi nel
dibattito siamo riusciti a far aumentare di 5-6.000 euro.
Per
fare in modo di avere più soldi a disposizione bisognerebbe
considerare che ci sono dei costi fissi alti che in parte non si
possono ma soprattutto non si vogliono tagliare. Prendere due o tre
dipendenti, come ipotizzava la programmazione del personale portata
in consiglio qualche tempo fa, significa spendere 100-120.000 euro in
più, pari al 3-4 % del valore complessivo del bilancio: non sono
cifre ridicole.
Ho
detto in consiglio e anche direttamente al sindaco che non aumenterei
gli organici per nessun motivo. In un’amministrazione privata di
qualunque tipo tutti si concentrano sull’attività, i servizi vengono
affidati fuori e questo crea anche indotto e attività aggiuntive. E’
un modo per operare più snello, più semplice. Fuori o dentro è la
stessa cosa, l’importante è che il lavoro si faccia.
Inoltre
una programmazione corretta del personale va fatta dopo l’entrata
nell’Unione dei comuni in modo da poter effettuare utili sinergie.

A
quali lavori pubblici e a quali investimenti andrebbe data la
priorità, sia in un’ottica di sostegno allo sviluppo economico della
zona, sia in termini di offerta di servizi ai cittadini?

La
prima è la scuola. E’ chiaro però che non va fatta una scuola a San
Filippo, una a San Michele e una a Mondavio, spendendo 4-500.000 euro
ogni volta per metterle a norma e sapendo benissimo che molte di
queste chiuderanno e che si dovrà fare una scuola comune nel medio
termine per tutta l’unione. Io guarderei un po’ più lontano, così
come era stato fatto anni fa per la scuola consortile tra Orciano e
Mondavio, che era stata un’ottima idea e quindi un’esperienza da
ripetere per tutte le scuole di ogni ordine e grado dell’unione. Una
scuola moderna, attrezzata e baricentrica rispetto all’unione
coinvolgerebbe investimenti notevoli. Adesso tutte le scuole, a
partire dall’asilo, sono divise, e lo stesso problema lo hanno gli
altri comuni, che tra di loro si rubano gli alunni per mantenerle
aperte. Penso che se si facesse un ragionamento consortile sarebbe
una cosa molto utile e in previsione porterebbe a un risparmio
notevole. Penso a 5-6 riscaldamenti in meno, penso alla possibilità
di avere una palestra, perché se si tratta di un centro grosso può
anche essere dotato di una serie di servizi che consentono attività
collaterali e pomeridiane che le scuole adesso non hanno. I cittadini
dovrebbero far sentire la propria voce piuttosto che rivendicare la
fornitura locale del servizio. Le nostre comunità sono
territorialmente molto piccole e anche per andare a scuola le
distanze sono di 5 o 6 chilometri al massimo, quindi la sicurezza dei
trasporti sarebbe totale.
Non
voglio polemizzare, ma lo stato di abbandono della chiesa di San
Francesco è veramente indecente. Ne avevo parlato anche in campagna
elettorale, da allora la situazione è peggiorata ma di intervenire
rapidamente non se ne parla. Altro problema dolente è il cimitero di
Sant’Andrea di Suasa.
Un
altro aspetto è quello della manutenzione delle strade, drenaggi,
fognature, manutenzioni generali. Se pensano di farle con il greder
del comune e con l’operaio che forse sarà bravo…
Siamo
stati abituati con lo stato centrale che ha dispensato fino ad oggi.
Da qualche anno si parla di ristrettezze nei bilanci, altrimenti
finora più spendevano e più gli amministratori erano bravi. E’
ovviamente una critica di sistema, non di parte politica. Ancora oggi
parlo con vecchi amministratori che dicono di aver fatto questo e
quello, ma in realtà han fatto solo grandi debiti. Siccome tutti si
sono comportati così si è creata una montagna di debiti che ogni
tre o quattro anni passavano allo Stato e venivano azzerati dai mutui
della Cassa Depositi e Prestiti. Il debito dello Stato è venuto
fuori per sommatoria di tutti i debiti delle amministrazioni
pubbliche e le generazioni attuali pagano gli sprechi di allora. Da
questo punto di vista il futuro sarà sempre peggio perché l’onere
di questo debito erode la disponibilità e quindi il servizio.

Negli
ultimi due consigli si è discusso sia dei controversi Swap, di cui
uno recentemente estinto, sia della rinegoziazione dei mutui. Oltre
ad un parere sui contratti Swap, le chiedo se avete avuto l’occasione
di visionare tutte le varie opzioni riguardanti la rinegoziazione e
quale giudizio date a questa operazione.

La
chiusura dello Swap è una cosa positiva, che avevamo consigliato sin
dalla campagna elettorale. Ora si sono verificate le condizioni
ottimali per farlo, quindi è giusto così.
Per
quanto riguarda la rinegoziazione del debito, è un’operazione che
non mi è piaciuta molto perché il sindaco si è fatto lo spazio
finanziario per i prossimi tre o quattro anni, ma ha costruito
un’alchimia grazie alla quale il prossimo sindaco dovrà pagare gli
oneri che avrebbe dovuto pagare lui. La somma totale del debito non
cambia granché, quindi se gli oneri diminuiscono per i prossimi tre
anni aumenteranno in quelli successivi. Non è molto corretto
trasferire alle amministrazioni successive oneri che avrebbe dovuto
onorare e la cui responsabilità è del sindaco e di molti degli
attuali assessori che facevano parte della precedente
amministrazione. Se sarà sindaco alla legislazione successiva si
ritroverà questi oneri, a meno che non gli venga in mente di rifare
un’altra volta questo giochetto.

Durante
le assemblee consiliari avete spesso ribadito la necessità per il
nostro comune di operare tagli agli sprechi, necessità ancora più
stringente in un periodo di crisi come quello attuale. Quali sono i
settori nei quali l’amministrazione dovrebbe agire in tal senso?

E’
un discorso difficile da fare e mi rendo conto che gli sprechi sono
tanti piccoli rivoli di 2-3-4.000 euro la cui sommatoria però è di
decine di migliaia di euro. Bisognerebbe fare un’analisi, come quando
discutiamo il bilancio.
Poi
bisogna avere la forza di resistere alle richieste, perché a fronte
di spese del comune c’è una controparte, in genere è un privato,
quindi è chiaro che ad un taglio delle spese corrisponde la protesta
di qualcuno, di qualche categoria o di qualche associazione. Se si
vuole risparmiare bisogna anche sopportare le conseguenze dei tagli.
Non credo però che questa amministrazione si distingua per il rigore
dei tagli, non mi sembra l’atteggiamento mentale prevalente.

La
gestione e la valorizzazione del patrimonio storico, culturale e
turistico del nostro comune hanno tenuto banco nelle discussioni (e
anche nelle polemiche) per molti mesi. Come giudicate le decisioni
della maggioranza al riguardo e i risultati della recente stagione
turistica che vi sono stati forniti in risposta alla vostra
interrogazione?

Ho
appoggiato la decisione del sindaco e ho sostenuto la
ristrutturazione perché dopo 5 o 6 anni di ribassi a doppie cifre
consecutive era chiaro che bisognava prendere una decisione in tal
senso. I
risultati sono stati buoni, non solo sotto l’aspetto
economico, ma anche in termini di visite: dopo sei o sette anni di
calo consecutivo c’è stato un rilancio. Aggiungo però che i
risultati erano talmente negativi che era facile che ci fosse un
rialzo, quindi la bontà dell’intervento si vedrà il prossimo anno,
confrontando i risultati del 2011 su quelli del 2010. Possiamo dire
che una rondine non fa primavera, ma in questo caso ci sono le
premesse per la primavera, perché obiettivamente c’è una maggior
cura e si fa un’attività promozionale che prima non si faceva.

Anche
nel vostro programma elettorale, tra gli obiettivi, figurava
l’avviamento concreto della raccolta differenziata dei rifiuti. Nel
nostro comune il progetto è partito nel luglio scorso, con le
modalità che tutti abbiamo sperimentato. Alcuni aspetti della
raccolta differenziata sono stati oggetto anche di una delle vostre
recenti interrogazioni. Non ultimo, avete ribadito più volte, non
solo in consiglio, la questione dell’aumento delle tariffe e della
necessità di riconsiderare la gestione in prossimità del servizio.
Ci può illustrare le vostre osservazioni al riguardo?

E’
una strada per ridurre i volumi dei rifiuti da conferire in discarica
e riciclare il materiale riciclabile e riutilizzabile, quindi è
giusta e va fatta nella maniera più economica possibile. Nel nostro
comune hanno fatto un discorso con Aset, la società amica, ma si
poteva valutare la possibilità di avere lo stesso servizio in
maniera più economica, di chiedere anche a qualche altra società o
quantomeno metterle in concorrenza.
Sulla
modalità del servizio ho fatto qualche osservazione. La prima è che
nel centro storico di Mondavio ci sono case in cui ci vivono solo il
sabato e la domenica oppure c’è un turismo a rotazione breve, per
cui andrebbe costituito un punto per la raccolta centralizzata
dell’umido. Mi rispondono che va bene così perché questo punto c’è
già presso l’asilo, ma il problema è del centro storico, perché il
turista non viene a Mondavio per via San Francesco ma per il centro
storico.
Altra
osservazione riguardava la possibilità di portare da due a tre
giorni la frequenza settimanale della raccolta senza aumentare i
costi oppure senza istituire il punto centrale per la raccolta, ma mi
dicono che non ci stanno con i costi. Bisognerebbe vedere i
consuntivi, perché un aumento del 26% è tanto. Non ci dimentichiamo
che un aumento c’è stato e un altro ci sarà, perché anche qui il
sindaco ha fatto il furbo. L’aumento è stato del 13% perché la
raccolta è partita da giugno-luglio e quindi è relativo a un
semestre. Il prossimo anno ci sarà l’altra rata e quindi l’aumento
complessivo è del 26%. Queste sono piccole furberie degli
amministratori, ma non voglio condannare il sindaco per questo. Al
posto suo magari avrei fatto lo stesso, però un incremento del 26%
del costo complessivo è certamente tanto e bisognerebbe cercare di
abbassarlo. Abbiamo sposato Aset in maniera acritica, ma si sarebbe
potuto chiedere anche a qualche altra azienda.

Quando
è stata deliberata in consiglio l’uscita dall’Unione Valcesano, che
sin dall’inizio è stata oggetto delle vostre critiche, il suo gruppo
consiliare ha apprezzato e sostenuto questa decisione che (sto
citando sue parole) “è stata presa in contrasto con i capi del
partito” del sindaco. Ora le chiedo quali sono, secondo lei, le
possibilità da considerare per il futuro del nostro comune
all’interno di un’altra unione o comunque in una prospettiva di
associazione di servizi. Ritiene fattibile la creazione di un unico
comune con San Lorenzo in Campo e Fratte Rosa?

Escluderei
la creazione dell’unico comune con San Lorenzo e Fratte Rosa. Il
nucleo originale di interesse di una unione allargata è costituito
da Mondavio, Orciano, Barchi e San Giorgio, perché geograficamente
sono i più vicini e i più omogenei. Se a questo nucleo originale si
aggregassero San Lorenzo, Fratte Rosa e Monte Porzio meglio ancora,
verrebbe un’unione più grande e un comune futuro più grande. In
questo senso sarei d’accordo, ma non se San Lorenzo e Fratte Rosa
fossero l’alternativa a Barchi, Orciano e San Giorgio. Credo che il
criterio debba essere la continuità geografica. Tra Orciano e
Mondavio c’è proprio un’intersezione geografica, non si capisce dove
finisce uno e inizia l’altro. La scuola è già in comune, i vigili e
il servizio tributario potrebbero esserlo, insomma si potrebbe fare
un comune solo e nessuno se ne accorgerebbe se non i due sindaci, dei
quali uno andrebbe a casa.
Credo
che lo stesso valga per Barchi e San Giorgio. Noi adesso abbiamo
l’amore per Monte Porzio e non facciamo niente se non siamo d’accordo
con loro. Niente contro Monte Porzio, ma penso che l’interesse
prevalente del comune di Mondavio sia la collina, a parte il fatto
che, essendo uscito dall’Unione Valcesano, Monte Porzio non ha
proprio alternative. A monte è bloccato dal nostro comune, e se
Mondavio passasse all’altra unione Monte Porzio non potrebbe non
aderire. Abbiamo rimandato arrampicandoci all’adesione di Monte
Porzio, ma credo che il motivo vero sia che non vogliono ammettere in
maniera plateale che finora hanno scherzato. Il processo è segnato,
invece di creare tanti problemi bisognerebbe accelerarlo. Io spingo e
sollecito tutti in maniera disinteressata per accelerare il processo
di messa in comune del maggior numero di servizi possibili, nella
prospettiva più rapida possibile di un comune unico.

Condivide
le osservazioni di chi ritiene che l’attuale amministrazione abbia
valorizzato principalmente il capoluogo, a scapito delle frazioni?
Quali sono eventualmente gli aspetti ai quali rivolgere maggior
attenzione per la promozione delle sviluppo delle frazioni?

In
parte ho già risposto a questo. Si sono dedicati soprattutto ai
“circenses” e il grosso delle feste, per ovvie ragioni, va fatto
a Mondavio, che non è solo il capoluogo ma anche il punto di maggior
interesse turistico.
Per
San Michele avevo promesso in campagna elettorale di aprire in piazza
un punto per offrire i servizi ai cittadini, ma i sammichelesi hanno
voluto il contrario. A San Filippo hanno dato il contentino, cioè lo
sgravio dei costi della palestra.
Credo
che la maggior attenzione del sindaco sia il turismo, tant’è che se
ne è riservato anche la delega. E’ chiaro che in questo quadro
Mondavio venga privilegiato rispetto a San Michele e a San Filippo.
Il
sindaco dovrebbe invece interessarsi anche di attività artigianali,
industriali e commerciali, il cui centro è invece lungo la valle.
Per esempio, c’è il problema del lotto Pip di Pianaccio, nel quale
ci si dovrebbe impegnare per fare in modo che i capannoni vuoti o
chiusi venissero utilizzati. Si tratta però di questioni meno
d’immagine, più impegnative, che richiedono tempo e probabilmente
anche interesse a farlo, mentre c’è chi è più intenzionato a
organizzare un concerto piuttosto che risolvere il problema del lotto
industriale. Lo dico senza polemiche, è un dato di fatto.
E’
anche vero che siamo incappati in una crisi generale e dell’edilizia
in particolare, il costruito è largamente esuberante rispetto alle
necessità abitative degli italiani e degli ospiti in Italia. Non si
può pensare di mantenere gli stessi ritmi con cui si è costruito
fino a tre o quattro anni fa o sperare che i ritmi di crescita delle
costruzioni si riprendano. Una delle poche strade disponibili per il
rilancio dell’edilizia potrebbe essere la rottamazione delle
costruzioni, cominciando con quelle degli anni Cinquanta o Sessanta.
Si potrebbero abbattere e poi ricostruire migliorandole. E’ comunque
una questione difficile, bisognerebbe applicarsi e studiarla meglio,
ma questo non si fa.

Nel
vostro programma elettorale veniva sottolineata l’importanza della
promozione dell’associazionismo e del volontariato. Come valuta il
lavoro dell’amministrazione in tal senso? Ritiene che le
collaborazioni e le associazioni locali vengano adeguatamente
valorizzati?

Q
ui
dobbiamo chiarire bene quello che intendo. Io sono un grande
sostenitore della sussidiarietà, che significa far fare al livello
più vicino possibile all’esigenza. Lo stato non deve fare ciò che
fa la regione, la regione non deve fare ciò che può fare il comune
e infine il comune non deve fare ciò che può fare l’associazionismo
privato.
Un
esempio che mi viene più in mente è l’assistenza agli anziani. Se
tutte le case pubbliche di assistenza fossero date in gestione a enti
privati profit o meglio non-profit come le suore, sotto il controllo
e la supervisione pubblica, si potrebbe garantire un trattamento
dignitoso nella maniera più economica possibile, con costi inferiori
di 5 o 6 volte.
Una
cosa del genere si potrebbe fare in tanti altri settori:
l’associazionismo giovanile, lo sport, gli arcieri e quant’altro. Il
comune si può mica mettere a fare queste attività, quindi favorisce
chi si impegna a svilupparle. Naturalmente il comune mette
assistenza, indirizzi, guida, qualche euro, tutto quel che serve.

Quali
sono, secondo lei, le misure che andrebbero prese per supportare
concretamente le persone che attualmente si ritrovano in difficoltà
a causa della crisi economica? Quali eventualmente gli interventi da
realizzare?

La
crisi è grossa, soprattutto per chi ha perso il posto di lavoro.
Fortunatamente quasi tutti hanno potuto usufruire della cassa
integrazione, ma non è detto che con un’eventuale ripresa ci sia di
nuovo posto per tutti, quindi bisogna sicuramente darsi da fare per
espandere le attività produttive, come ho già detto. La migliore
garanzia sociale è quella di dare un lavoro a tutti perché poi è
la famiglia l’ammortizzatore sociale migliore. In questo genere di
cose il sindaco può favorire e cercare le vie per lo sviluppo delle
attività lavorative, ad esempio quella dei lotti Pip. Noi ci siamo
focalizzati su un caso un po’ clamoroso, ma credo siano molti i
capannoni vuoti o quasi. Allo stesso tempo c’è anche una domanda
di spazi lavorativi attrezzati da parte della gente. Quell’attenzione
che c’è per il turismo potrebbe essere rivolta anche al settore
delle attività produttive, nel quale senza tanti costi si potrebbe
favorire la crescita, la nascita o la localizzazione di nuove
attività con incentivi e con la messa a disposizione di servizi. Mi
rendo conto che non è facile, però se uno non ci prova non ci
arriva di sicuro. Non è che il sindaco si debba mettere a fare
l’imprenditore, però può mettere a disposizione tutto ciò che può
facilitare la creazione o la localizzazione di nuove attività o
l’espansione di quelle vecchie. Qui fortunatamente c’è un’azienda
che va avanti come un treno, è il volano occupazionale della zona e
quindi va sostenuta, ma ce ne sono anche altre da favorire, e lo si
potrebbe fare investendo le risorse che si rendono disponibili grazie
alla riduzione dei costi che si otterrebbe tramite l’affidamento
esterno dei servizi.

Uno
dei cavalli di battaglia di entrambe le liste durante la campagna
elettorale del 2008 è stata la gestione del servizio idrico,
affidata dalla precedente amministrazione a Marche Multiservizi. A
fronte di un aumento delle tariffe, il servizio non sembra affatto
migliorato. Ritiene che il controllo da parte del nostro comune
sull’erogazione del servizio sia stato efficace? Quale crede che sia
lo scenario più adeguato alle necessità del nostro comune in tema
di servizio idrico?

Preciso
che non è stato un cavallo di battaglia di entrambe le liste, ma
della nostra.
Voglio
spiegare esattamente come stanno le cose, perché in consiglio non ci
sono riuscito e ogni volta che ne parlo mi dicono “Rotatori ritira
fuori la storia”. Quando è stato fatto il contratto con il comune
di Mondavio c’era Megas Spa, alla quale davamo la proprietà delle
reti e la gestione del servizio. Megas Spa si è poi scissa in Megas
Net, alla quale è andata la proprietà della rete, e Megas
Multiservizi, alla quale è andata la gestione. C’era poi Aspes, che
si è fusa con Megas Multiservizi diventando Marche Multiservizi e
successivamente è diventata Hera. La rete è andata gratis a Megas
Net, tant’è che le viene pagato il canone di affitto della gestione
della rete da Hera. Inizialmente il sindaco diceva di non voler
cedere la rete, sapendo di dire il falso, perché è chiaro che la
proprietà è della Megas Net, gli interventi di manutenzione li fa
Megas Net e il canone di affitto che Hera paga lo prende Megas Net e
non noi.
Non
solo abbiamo privatizzato la rete, ma abbiamo fatto di più:
l’abbiamo regalata, abbiamo ceduto un cespite gratis.

Provi
ora il sindaco a reclamare indietro la proprietà, provi a recedere
dal contratto per vedere se gli ridanno un pezzetto di rete. Non ha
assolutamente senso, l’unica cosa da fare è farsi pagare la rete. Ma
la morale della favola è che noi abbiamo ceduto la proprietà fisica
delle reti in cambio di niente. Fino a qualche mese fa si negava, ora
ricominciano a rivendicare anche loro un po’ di quattrini indietro,
ma si tratta di quelli di Marche Multiservizi e non di Megas net.
Infatti oltre alla gestione abbiamo venduto, non so con quale
fondamento giuridico, due o tre sorgenti, in cambio delle quali ci
dovevano dare un tot a metro cubo, che moltiplicato per i metri cubi
all’anno diventava una cifra di un certo interesse. A seguito di
insistenze Marche Multiservizi ha cominciato a darci gli arretrati,
ma non so quante decine di migliaia di euro dobbiamo ancora avere.
C’è
inoltre un’aggiunta da fare. Insieme alla rete sono stati trasferiti
i relativi mutui fatti negli anni, e non solo da Mondavio, per
diverse decine di migliaia di euro. Quando la rete è stata data a
Megas Net, quest’ultima ha fatto un affare clamoroso perché ha preso
la rete e i canoni di affitto ma gran parte degli investimenti della
rete erano stati pagati negli anni precedenti. Si trattava di
qualcosa come 2 milioni di euro per tutto il consorzio idrico, dei
quali 3-400.000 di nostra competenza, che dobbiamo avere da Megas
Net. Ma di questo non si parla più.
A
livello nazionale penso che il servizio idrico, come tutti i servizi,
vada fatto da chi lo sa fare. Il pubblico deve controllare la qualità
dell’acqua e i costi di gestione e fare gli appalti in concorrenza.
Qui avrebbero potuto chiedere ad altre società di servizio, metterle
in concorrenza e controllare, ma tutto questo non si è fatto. Ai
compagni non si fanno troppe domande, perché sono amici.

I
provvedimenti riguardanti il personale dipendente del comune attuati
dall’attuale amministrazione in questi ultimi due anni, presumo, non
vi hanno affatto convinto. Quale è la sua personale visione sulla
necessità di valorizzare i
l
personale e di riorganizzare gli uffici comunali, anche in un’ottica
di risparmio?

Non
solo non ha convinto me, ma non ha convinto neanche il sindaco, che
ha assunto la sua segretaria personale per scoprire l’anno dopo che
non ne aveva più bisogno. Noi dicevamo che era inutile, lui diceva
che era assolutamente necessaria perché gli serviva una segretaria
che non era personale, ma era del sindaco. Ad un certo momento si è
scoperto che al sindaco, non a lui personalmente, non serviva più.
Di fatto la risposta se la è data da solo nei fatti. L’ha mandata
via e spero non gli passi neanche per la testa di riprenderla.
Credo
che sia la stessa cosa per quello che riguarda la responsabile
dell’ufficio ragioniera. Avevano fatto una pianta organica in cui
cercavano una responsabile dell’ufficio, ma non ne ho più sentito
nulla. Ormai è il terzo bilancio che fanno senza che ci sia un nuovo
responsabile, ma dal punto di vista di vista formale non hanno avuto
nessun problema, anzi hanno ottenuto l’approvazione della corte dei
Conti e nessun rilievo di forma. Credo che abbiano fatto marcia
indietro, più o meno senza dirlo, perché non se ne sente più
parlare.

All’ultimo
consiglio comunale, durante la discussione dell’assestamento del
bilancio, si è toccata la questione dei nuovi orari degli uffici
comunali, introdotta da pochissimi giorni. Siete d’accordo con la
decisione di chiudere il sabato e tenere gli uffici aperti per due
pomeriggi la settimana? Le motivazioni addotte dal sindaco vi hanno
convinto? La considerate una scelta condivisa dai cittadini e dai
dipendenti interessati?

Non
siamo d’accordo e lo abbiamo detto sin dall’inizio, soprattutto
perché è stata fatta in maniera autoritaria. Ho sentito che c’era
un po’ di maretta tra i dipendenti e posso testimoniare che almeno
due di loro, elettori del sindaco, mi hanno detto che ha preso una
decisione in maniera autonoma senza discutere e senza consultare
nessuno. Uno di loro mi ha esplicitamente detto che si è “pentito
di averlo votato”. E’ vero che il sindaco ha consultato i sindacati
provinciali e che ha avuto il loro consenso, ma si tratta dei
sindacati territoriali favorevoli al sindaco amico e non di quelli
locali. E’ vero anche che c’è una legge che gli ha permesso di
prendere questa decisione, ma lo ha fatto senza il consenso dei
dipendenti, o almeno questo è quello che mi hanno riferito. Non è
che sia un fatto sconvolgente se si lavora su cinque giorni invece
che su sei, però se ne poteva parlare in un’assemblea del personale.
A
prescindere da questo, il motivo per cui sono contro è che
aumenteranno i costi ma diminuirà il servizio per il cittadino.
Questa e
ra
la cosa più importante da considerare, tanto più che non si tratta
neanche di una questione economica, perché quando i dipendenti
rientrano gli devono pagare il pranzo. Alla fine non fanno economia,
c’è una spesa maggiore per un minor servizio al cittadino.

Stessa
domanda che ho posto al primo cittadino: quali pregi e difetti
riconosce al sindaco e alla maggioranza consiliare?

Con
il sindaco ho un rapporto corretto. Tutto quello che penso glielo
dico con trasparenza e senza secondi fini. Quando fanno cose che
condivido voto a favore, quando fanno qualcosa che non condivido voto
contro ma motivo sempre la mia decisione. Mi domando spesso se a
parti invertite avrei ricevuto lo stesso trattamento.
A
dire la verità adesso ci sentiamo poco, ma durante il periodo in cui
ha preso la decisione sulla nuova gestione dell’ufficio turistico ci
parlavamo spesso, perché sia a lui che a a me le forze politiche di
riferimento davano il tormento e il sindaco aveva una gran paura di
essere smentito in consiglio. Intanto però il vicesindaco si è
astenuto, e la sua astensione è diversa da quella di un consigliere
di minoranza.
In
quell’occasione si è comportato in modo molto lineare e mi ha più
volte chiesto se ero sicuro di votare a favore, perché alle riunioni
del PdL dicono che voto per il sindaco comunista. Su fatti
riguardanti Mondavio voto come la penso, sia in accordo che in
disaccordo, e non credo che lui abbia l’indipendenza di giudizio che
ho io.
Devo
dire che con me ha usato particolari riguardi, è stato molto
disponibile. Qualche volta chiede il mio parere, poi molto spesso fa
come gli pare, ma questo fa parte delle regole del gioco.
Ora
non vorrei passare per un grande sostenitore del sindaco, però
riconosco che con me si è comportato correttamente.

Vorrei
concludere questa intervista ponendole la stessa domanda che ho fatto
al sindaco: quali sono le richieste che i cittadini le rivolgono più
spesso? Quali sono, oggi, le priorità per il nostro comune e come
sono cambiate rispetto al 2008?

Rispetto
al 2008 è cambiata la situazione economica di riferimento.
Bisognerebbe quindi dare maggior spazio alle attività produttive,
alle quali avremmo dovuto dedicare più tempo prima e a maggior
ragione dovremmo dedicarne adesso. Questo dovrebbe essere l’aspetto
di maggior interesse per il sindaco ma, e non lo dico per critica,
non è nelle sue corde, così come lo vedo poco attivo sulla
costituzione di una nuova unione dei comuni.
Mentre
si discutono nel dettaglio aspetti secondari si perde di vista
l’insieme. Io darei la precedenza alla partenza dell’unione, mentre
loro aspettano ancora Monte Porzio.
L’unione
può rappresentare un passo importante per la riduzione dei costi,
perché sostanzialmente per amministrare 30.000, 10.000 o 4.000
persone serve la stessa struttura, quindi nel tempo le strutture
amministrative potrebbero snellirsi molto e far saltare fuori diverse
risorse. Questo però presuppone di guardare in prospettiva di 10
anni e non della prossima elezione.

Un
ringraziamento a Piero Livi per il supporto tecnico alle interviste.