Dopo i referendum
La vittoria ai referendum
è il segnale che gli italiani sono contrari alla gestione privata
dei beni pubblici: dall’ambiente (l’acqua), all’energia (il nucleare)
per arrivare alla struttura stessa del nostro Paese (la giustizia).
Come gruppo Fuoritempo
siamo felici di aver contribuito al successo dei referendum e
nutriamo la speranza che da questo risultato possa partire una
riscossa della società civile. E’ bene però non farsi troppe
illusioni, perché la mancata attenzione al bene pubblico dimostrata
in questi ultimi anni non deriva solo da un problema politico (la
rappresentanza dei partiti) ma soprattutto da un plateale
disinteressamento dei cittadini, che sempre più rinchiusi
nell’individualismo hanno ristretto i problemi dal “sociale” al
“personale”. In quest’ultimo frangente un ruolo fondamentale lo
ha indubbiamente giocato la funzione televisiva.
In questo articolo vorrei
puntualizzare due questioni.
La primariguarda
l’attività del gruppo Fuoritempo. Dieci anni di impegno civico
dimostrano che qualcosa di buono e di utile per la società si può
fare. Pensiamo di aver compreso che alcuni degli aspetti più
importanti nell’attenzione al bene comune siano la costanza, la
perseveranza e l’umiltà nel proprio impegno. L’obiettivo del nostro
gruppo, che crediamo di aver raggiunto in questi anni e che
continueremo a perseguire anche in futuro, è di essere volontari
dell’informazione:il volontariato dell’informazione riconosce che
l’informazione è potere, e si adopera affinché questo potere venga
spostato verso il basso, distribuito e decentralizzato.
Il secondo puntoriguarda l’acqua.
Occorre vigilare perché
il risultato dei referendum sull’acqua non venga “manipolato” da
certa politica e da certi interessi “multinazionali”.
Chiediamo quindi che si
possa ripartire dalla proposta di legge di iniziativa popolare
presentata nel 2007 dal Forum dei movimenti per l’acqua, proposta
che è stata sottoscritta da 400.000 italiani e che una classe
politica, sorda a quanto avviene fuori dal Palazzo, ha completamente
e colpevolmente ignorato per tutti questi anni.
COSA DICE LA LEGGE DI
INIZIATIVA POPOLARE IN 10 PUNTI
-
L’acqua è un bene
comune e un diritto umano universale, la disponibilità e l’accesso
all’acqua potabile sono diritti inalienabili e inviolabili della
persona. -
L’acqua è un bene
finito, da tutelare e da conservare perché indispensabile
all’esistenza di tutti gli esseri viventi della presente e delle
future generazioni. -
Ogni territorio deve
definire un bilancio idrico che preservi la risorsa e la sua
qualità. -
Il servizio idrico
integrato è un servizio pubblico privo di rilevanza economica,
sottratto alle leggi del mercato e della concorrenza e finalizzato
ad obiettivi di carattere sociale e ambientale. -
Il servizio idrico
integrato deve essere gestito esclusivamente attraverso enti di
diritto pubblico. -
Entro tempi certi
devono terminare tutte le gestione affidate a privati, a società
miste pubblico-privato e a società a totale capitale pubblico. -
50 litri per persona
è il quantitativo minimo vitale giornaliero garantito e gratuito. -
I lavoratori del
servizio idrico e gli abitanti del territori partecipano attivamente
alle decisioni sugli atti fondamentali di gestione del servizio
idrico integrato. -
Il servizio idrico è
finanziato con la riduzione delle spese militari, con la lotta
all’evasione fiscale, con tasse ambientali di scopo. -
Un fondo nazionale
finanzia progetti per l’accesso all’acqua potabile nel sud del
mondo.
Il risultato dei
referendum è stato molto chiaro. Spetta a noi, ora, ripartire da
qui.