Difesa invece della sanità?
La manovra
del governo è composta principalmente da tagli alla spesa pubblica.
Se da un lato è condivisibile e necessaria la riduzione di sprechi o
sovrapposizioni di società ed enti pubblici, dall’altro quello che
mi lascia perplesso è che i tagli prospettati sono lineari.
Sicuramente questo è il
modo più veloce per recuperare denaro, ma non è certamente quello
più corretto per procedere verso un cammino di equità.
Come quando si sbuccia una
mela e si cerca di separare in modo più “chirurgico” possibile
la buccia dalla polpa, così dovrebbe intervenire il legislatore
quando si occupa di spesa pubblica.
Ma questo non può
avvenire se prima non si è fatta una valutazione degli sprechi.
Nel 2009 in Parlamento è
stata presentata una proposta di legge per la costituzione di
un’agenzia di verifica dell’efficienza del servizio sanitario
nazionale. Non è mai stata attuata.
Mi si risponderà che è
urgente recuperare i soldi e quindi non c’è tempo (non c’è mai
tempo!) di fare queste verifiche.
Allora mi chiedo: perché
non si dà la precedenza al recupero degli sprechi nel settore della
difesa?
Perché invece di tagliare
il servizio sanitario non si può parlare di riduzione dell’acquisto
di armamenti, come gli F35 da 15 miliardi di euro? Perché quell’area
di spesa è intoccabile?