lunedì 9 Settembre 2024
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L’Italia faccia di tutto per fermare le armi

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Pochi giorni fa sono
andato a Sderot in segno di solidarietà e vicinanza con gli
israeliani che dal 2001 vivono sotto il tiro dei razzi lanciati dalla
Striscia di Gaza.

Ci sono andato, con altri
duecento italiani, sfidando le sirene che quel giorno hanno suonato
cinque volte e il silenzio mediatico calato da lungo tempo su quella
tragedia. Nomika Zion, figlia di uno dei padri fondatori dello Stato
di Israele, aveva provato a farci desistere ma davanti alla nostra
insistenza ci accompagna per le strade della sua città fino al
confine con Gaza. E parla come un fiume in piena. “Sono molto
pessimista. La nostra vita passa da una guerra all’altra. C’è ancora
un piccolo gruppo di israeliani che crede nella pace. Tutti gli altri
pensano solo alla prossima guerra. Qui la guerra è uno stato
mentale. Ma la guerra ti distrugge la mente e ti avvelena il cuore.
Così noi abbiamo perso la capacità di riconoscere i palestinesi
come esseri umani. Per noi i palestinesi non hanno più una faccia,
una voce personale, un nome. Hanno solo un’entità collettiva, un
solo nome: terroristi. Ma quando smetti di considerare le persone
come esseri umani, tu stesso smetti di essere umano. Per questo non
riesco a vedere la fine del tunnel. Dobbiamo parlare con Hamas,
mettere fine all’assedio di Gaza,… ma il nostro governo non vuole
sentir ragione. Ecco, voi, la pressione internazionale, voi siete la
mia unica luce, la mia ultima speranza. Aiutateci”. Nomika non
ne può più della guerra, più o meno come i palestinesi che da sei
giorni sono ripiombati nell’incubo del terrore. Nomika come i bambini
di Gaza ci chiede aiuto. Ma noi cosa stiamo facendo?

Missili da Israele.
Missili da Gaza. E la pace da dove? Dopo decenni passati inutilmente
ad auspicare la pace in Medio Oriente non possiamo che ripartire da
noi. E’ l’unica cosa seria e realistica che possiamo fare. E allora
dobbiamo dire forte e chiaro: basta con le esortazioni, basta con gli
inviti alla calma, basta con gli appelli alle parti! L’Italia ha il
dovere di fermare la guerra a Gaza. Lo può e lo deve fare agendo con
intelligenza e determinazione nell’interesse superiore dei diritti
umani, della sicurezza internazionale, della giustizia e della pace.
L’Italia, che vanta ottime relazioni sia con Israele che con i
palestinesi, può fare molto. Ma deve cambiare: smettere di essere di
parte, assumere un ruolo attivo, propositivo e progettuale. Nel
Mediterraneo, in Europa e all’Onu. Per quanto tempo ancora potremo
resistere senza avere una politica estera all’altezza della
situazione?

Fermare la guerra a Gaza è
indispensabile ma questa volta non basterà. E’ arrivato il momento
di andare alla radice del problema e risolvere il conflitto tra
questi due popoli. Sono passati 45 anni dall’inizio dell’occupazione
israeliana della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Più di 20 da
quando è iniziato il cosiddetto “processo di pace”. Da
allora si calcola che il mondo abbia speso 12 trilioni di dollari e
ancora oggi spendiamo per questo conflitto oltre due miliardi di
dollari l’anno. Uno sforzo economico enorme accompagnato da vertici,
viaggi, incontri, negoziati, piani, mediazioni e attività umanitarie
che, a giudicare dai risultati, non è servito a nulla. Non ci
possiamo più permettere di continuare in questo modo. Non è solo
troppo costoso. E’ destabilizzante. Il conflitto è sulla terra. E su
quella terra deve essere riconosciuto a entrambi il diritto di vivere
in pace con gli stessi diritti, la stessa dignità e la stessa
sicurezza. La formula è “due stati per due popoli”. E deve
essere realizzata ora. Anche a costo di un’inedita e creativa
“imposizione” internazionale. Probabilmente è l’ultima
possibilità e non ci conviene più aspettare.

L’Italia deve fare la sua
parte, consapevole dei suoi limiti ma anche delle sue risorse, della
sua prossimità e delle sue responsabilità. Chiudere oggi il
conflitto israelo-palestinese conviene a tutti. Anche a noi. Per
questo l’inazione degli altri non può più giustificare la nostra.
PS. Ma i candidati alle primarie che ne pensano?