Sardegna: maltempo e malagestione

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“In 24 ore è caduta
sulla Sardegna la pioggia di sei mesi”. Così è stata spiegata la
tragedia che ha colpito l’isola italiana.

Tra i vari commenti che ho
letto in proposito volevo riportare l’analisi dell’oceanografo
Vincenzo Artale dell’Enea, uno egli scienziati dell’Ipcc
(Intergovernmental Panel on Climate Change)

Artale suggerisce di
distinguere cosa, in questa tragedia, sia “normale” da cosa sia
“anormale”. E’ normale che in questo periodo piova e ci siano
delle perturbazioni provenienti dall’Atlantico che investono
prevalentemente la Sardegna e il Mediterraneo occidentale. Quello che
invece non è normale è l’intensità e l’estensione del ciclone che
dipende dall’interazione fra l’atmosfera e la superficie troppo calda
del Mediterraneo: superficie che in questi anni ha visto aumentare
sempre di più la propria temperatura, alimentando e rendendo sempre
più intensi i cicloni, le cui dimensioni elevate e la capacità
distruttiva non rientrano nella normalità per l’intero Mediterraneo.

Senza dubbio questi eventi
sono riconducibili ai cambiamenti climatici di cui ho parlato
recentemente nell’articolo “Non
esiste più la mezza stagione
”.

Ma gli eventi drammatici
in Sardegna non ci parlano solamente di cambiamenti climatici, ma
anche di un’insufficiente politica del territorio.

Un mese e mezzo fa
l’ordine dei geologi della Sardegna aveva segnalato la situazione di
profonda crisi, l’assenza di prevenzione e monitoraggio del
territorio. Aveva avvertito che c’era la possibilità che fenomeni di
dissesto sarebbero emersi alla prima pioggia. La tragedia non è solo
da attribuire al maltempo ma anche alla mala gestione e all’incuria
del territorio.

Il recentePiano
Paesaggistico della Sardegna (PPS), voluto dal presidente della
Regione Ugo Cappellacci
, vorrebbe allentare maggiormente i
vincoli idrogeologici. Questa tragedia potrebbe suggerire che a
diminuire i vincoli sulla questione territoriale prima o poi si paga
sia in termine di perdite di vite umane che di costi economici.