Tempo sospeso
Se dovessi definire con un aggettivo l’attuale situazione che sto (stiamo) vivendo userei la parola “sospeso”.
Mi sembra un tempo “sospeso” in attesa che accada qualcosa, in positivo o in negativo.
In questo periodo sono tante le iniziative annullate del Gruppo Fuoritempo, a cominicare dalla Primavera della Legalità. Difficile immaginare quando si potrà riprendere la programmazione. Ma questo chiaramente è l’ultimo dei problemi.
È una situazione che mi sembra drammatica, non solo a livello umano, ma per le tante persone decedute, tutte senza neanche il conforto di un funerale (civile o religioso che sia). Per non parlare dei risvolti economici, sociali e democratici dell’attuale situazione.
Nonostante tutto cerco di reagire, come credo stiano cercando di fare tutti, immaginando che forse non “andrà tutto bene”, ma che ognuno di noi farà del suo meglio perché questo accada.
Così in questo “tempo sospeso” è emersa in me una riflessione che vorrei condividere.
Parto dall’ultima iniziativa realizzata dal Gruppo Fuoritempo, l’incontro con le scuole di Porto San Giorgio svoltosi il 9 dicembre. L’iniziativa aveva il titolo “Via da casa”, una riflessione sul tema delle migrazioni e dei cambiamenti climatici nata insieme al gruppo musicale Nineteen Fourth.
Se pensiamo alla nostra origine di specie umana, all’inizio della nostra evoluzione, ci chiediamo quali carte avessimo da giocare per cercare di sopravvivere.
Non siamo in grado di riprodurci rapidamente (come ad esempio i microbi) e non siamo particolarmente forti (non abbiamo grandi denti, non abbiamo grandi artigli e nemmeno una pelliccia per proteggerci dal freddo).
I paleontologi concordano sul fatto che le nostre carte vincenti siano state tre:
- la nostra intelligenza, cioè la capacità di inventare e di imparare dai nostri errori. E questo ci dice anche che nel momento in cui decidiamo di non utilizzare più la nostra capacità razionale siamo perduti.
- La capacità di migrare, certamente per fuggire, sopravvivere e riprodurci. Ma non solo per questo, anche per un innato senso di curiosità, per vedere cosa c’è “dall’altra parte della collina”. È per questo che siamo andati sulla Luna, è per questo che cercheremo di andare su Marte. È per questo che Isaac Asimov scriveva i suoi meravigliosi libri, immaginando l’umanità nell’intento di scoprire l’Universo.
- Il punto precedente è strettamente collegato a quest’ultimo: “Siamo l’unica specie al mondo che non si accontenta di sopravvivere”. Noi vogliamo vivere e dare un senso alla nostra esistenza. Ed è questo il motivo per cui in questo “tempo sospeso” stiamo male. Aspettiamo tutti un vaccino o un farmaco che ci permetta di ritornare ad incontrarci normalmente, di abbracciarci, di viaggiare, di fare musica, andare a teatro e al cinema.
Forse stiamo sottovalutando gli effetti che questo periodo così assurdo sta avendo su ciascuno di noi. Ma nonostante le grandi difficoltà sociali che questo virus comporta, dobbiamo cercare tutti di resistere.
Purtroppo l’Italia sembra essere un paese dove il virus ha creato più problemi; siamo il terzo paese nel mondo per contagiati, il secondo in Europa dopo la Spagna, il primo in Europa dove si è manifestato con forza. Ancora non si comprendono le cause del perché in Italia si sia manifestato con questa intensità: sfortuna? Differente modalità nel conteggiare i contagi e i morti? Età media della popolazione più alta? Gli effetti si sono comunque visti subito, con gli ospedali che sono entrati in crisi e il dramma dei decessi.
Per arginare uno “tsunami sanitario” di questa intensità il distanziamento sociale è l’unico strumento che uno Stato ha la possibilità di mettere in atto subito, capace di rallentare la diffusione del contagio, permettere agli ospedali di alleggerire il carico dei pazienti e consentire alla ricerca di guadagnare tempo per studiare il virus e trovare un modo per poterlo debellare, sia esso un vaccino o un farmaco. Se l’Italia non avesse adottato una simile strategia ci saremmo trovati con gli ospedali in una situazione ancora più drammatica.
Il peggio di questa vicenda a mio avviso deve ancora venire, e non voglio risultare disfattista, ma solo realista. Il problema, a mio avviso, è che ancora da un punto di vista scientifico di questo virus si sa poco: si sta studiando, ma richiede molto tempo. Nel frattempo la nostra economia è stata quasi messa in ginocchio (pil in caduta dell’8%, deficit in corsa vero il 10,4% debito in volo al 155,7%, spread che è tornato a lambire quota 300 come nel novembre 2011)[1].
È necessario far ripartire l’economia ma allo stesso tempo garantire la salute pubblica. Non sarà facile. La “fase 2” sarà ancora più difficile e complessa dello “starsene tutti a casa”.
Qui veramente occorreranno lungimiranza, collaborazione e senso civico degni di un grande Paese.
Purtroppo la sottovalutazione delle dimensioni del problema e la totale mancanza di collaborazione (almeno nella prima fase) tra Stati e comunità scientifica internazionale hanno permesso alla pandemia di diventare tale.
Anche io condivido la frase “solo se niente resterà come prima andrà tutto bene“.
Se il problema Covid-19 troverà una conclusione positiva è evidente che molte cose dovranno essere riviste: da un punto di vista sanitario, ambientale ed economico.
[1] Il Fondo Monetario Internazionale prevede che nel 2020 le economie avanzate si contrarranno in media del 6,1% (il dato peggiore sarà quello dell’Italia, con un calo del 9,1%), mentre quelle emergenti dell’1% (solo per l’India e la Cina ci sarà una crescita, anche se molto modesta). Se le misure di contenimento della pandemia continueranno fino all’estate e se nel 2021 dovesse esserci una seconda, sia pure meno pesante, ondata di covid-19, le perdite economiche saranno il doppio di quelle stimate oggi.