Dove vanno a finire le nostre tasse?
In questi giorni oltre 26 milioni di contribuenti sono stati messi nella condizione di sapere, se lo desiderano, che fine hanno fatto le tasse pagate in passate da ciascuno di loro. È sufficiente consultare il prospetto riassuntivo allegato alla dichiarazione precompilata per il 730.
Chi per esempio avesse versato 16.737 euro di imposte scoprirebbe di aver finanziato con 3.553 euro pensioni e assistenza e con 3.237 la sanità. E scoprirebbe che al terzo posto nella destinazione della sua e nostre tasse ci sono gli interessi sul debito pubblico, un’enormità visto che ci costano di più nell’ordine che istruzione, difesa, pubblica amministrazione, lavoro e trasporti.
In fondo alla lista ci sono le spese per contribuire al bilancio dell’Unione Europea (che però ce ne restituisce una parte) e soprattutto ci sono “cenerentole”: la protezione dell’ambiente, la cultura e l’assetto del territorio.
Questo prospetto che è il migliore manifesto contro l’evasione fiscale nasce da un’idea di Ernesto Maria Ruffini che la concepì una decina di anni fa quando era noto soprattutto come blogger dell’Espresso dove teneva una rubrica sul fisco. Nominato nel 2018 direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ruffini fu messo nelle condizioni di mettere in pratica la sua proposta dal ministro Pier Carlo Padoan e dall’allora ragioniere generale dello Stato Daniele Franco.
Sostituito dall’allora governo del Conte I, Ruffini tornò al suo posto con il governo del Conte II e fu poi confermato dal governo Draghi. Con lui è tornato anche il prospetto che ci dice dove vanno a finire le nostre imposte e perché non pagarle è un furto ai danni della collettività.