La credibilità europea in sacchi di banconote
Ho sempre creduto, e lo credo tuttora, che l’Unione Europea sia un’Istituzione di cui c’è estremo bisogno. È proprio per questo che provo delusione e rabbia per quanto sta emergendo a carico dell’ex parlamentare europeo, eletto nelle liste del PD, Antonio Panzeri che, assieme all’ex vicepresidente socialista del Parlamento europeo Eva Kaili, è accusato di corruzione per aver accettato ingenti somme di denaro da Qatar e dal Marocco per ammorbidire la posizione europea sul mancato rispetto dei diritti umani e, comunque, per migliorarne la reputazione.
Tutto questo evidenza ancora una volta che senza una politica forte, soprattutto da parte europea, il rischio che le relazioni internazionali siano guidate solo dai grandi flussi finanziati (spesso opachi e oscuri) è dietro l’angolo, con buona pace di diritti e principi democratici.
Ha ragione la presidente Roberta Metsola quando dice che il Parlamento europeo e la nostra democrazia sono sotto attacco.
È urgente che venga chiarito al più presto quanto è accaduto e isolare gli eventuali corrotti, ne va della credibilità dell’Unione Europea.
Innanzitutto occorre creare un registro obbligatorio della trasparenza per gli incontri che gli europarlamentari hanno con i portatori di interessi, inclusi i diplomatici stranieri, dentro e fuori l’Europarlamento.
Parallelamente, potrebbe essere opportuno rimettere in questione i cosiddetti lavori a latere: i parlamentari hanno attualmente facoltà di mantenere altre attività durante il corso del loro mandato, nonostante si possano trovare in situazioni di palese conflitto di interesse.
Infine, come proposto recentemente da Alberto Alemanno, fondatore di The Good Lobby, è il momento di instaurare un’autorità etica indipendente composta da ex membri della Corte di giustizia e da mediatori con l’incarico di monitorare le attività di lobby e l’autorità di comminare sanzioni, così da svolgere un’autentica azione di deterrenza.
Questa vicenda lascia una macchia indelebile. Antonio Panzeri, una vita da sindacato, parlamentare di Articolo 1, aveva fondato un ong dal titolo “Combatti l’impunità”. Sembra una battuta!
Il colossale scandalo che ha travolto gli “onorevoli” e persino una vicepresidente del Parlamento non è solo una brutta pagina per i socialisti europei. E non turba neanche tanto la mancanza di pudore di Kaili, capace di elogiare pubblicamente un Paese dove negli ultimi anni oltre 15mila operai stranieri sono morti per regalare agli emiri il Mondiale più contestato della storia.
Lo scandalo è anzitutto uno smacco per il Parlamento europeo. Nell’emiciclo dove si difendono ogni giorno i valori europei è osceno pensare che siedano parlamentari corruttibili persino da regimi autoritari.