Un danno per i paesi poveri
I dazi non sono solo una sciocchezza sul piano economico, ma è anche un’ingiustizia, perché colpisce con prepotenza i paesi più poveri. Nella raffica di dazi imposta il 2 aprile dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump non si è fatto distinzioni: ha messo i paesi poveri sullo stesso piano delle economie più sviluppate. Anzi, forse li ha trattati ancora più duramente.
La Birmania, colpita dal terremoto il 28 marzo ha subito l’imposizione di dazi del 45%. La Cambogia del 49%. Lo Sri Lanka, che nel 2022 si è dichiarato insolvente, avrà dei dazi al 44%. Il Lesotho, piccolo paese africano, dovrà affrontare dazi del 50%. La lista degli stati colpiti dalla politica di Trump è lunga: Madagascar, Siria, Iraq, Angola, Bangladesh.
Per tutti questi paesi le conseguenze potrebbero essere drammatiche in termini di povertà, disoccupazione e instabilità politica. Il colpo è ancora più forte perché arriva dopo i tagli voluti da Trump ai finanziamenti dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (Usaid). Già privati di assistenza umanitaria e sanitaria, per decine di paesi le entrate del commercio con gli Stati Uniti sono preziose.
Non so se nel lungo periodo questa strategia del Presidente degli Stati Uniti sarà utile per il suo stesso Paese: è probabile che molti paesi che ho nominato volteranno le spalle agli Stati Uniti, avvicinandosi così alla Cina.
Se ci fosse un’Europa veramente unita, potrebbe approfittare di questo spazio politico ed economico.