mercoledì 9 Ottobre 2024
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Attenzione ai cambiamenti climatici

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Si terrà a Cancun, in
Messico, la sedicesima conferenza sul clima organizzata dalle Nazioni
Unite che a partire dal 29 novembre e fino al 10 dicembre 2010 vedrà
impegnati capi di Stato e di Governo e gli addetti ai lavori di tutto
il mondo per decidere le sorti climatiche del pianeta e cercare di
trovare un accordo, anche alla luce del fallimento della Conferenza
di Copenaghen dello scorso anno.

Alla vigilia della
conferenza il “Greenhouse Gas Bulletin” della World
Meteorological Organization (Wmo) ci informa che i principali gas
serra hanno raggiunto i livelli record dall’epoca preindustriale.
L’aumento viene misurato
con il “radiative forcing”, cioè la misura fra la radiazione che
entra nell’atmosfera e quella che ne esce. La CO2, il principale gas
serra di origine antropica in atmosfera, rappresenta il 63% del
“radiative forcing” globale. Ebbene, questa misura è aumentata
del 27,5% tra il 1990 e il 2009 e dell’1% fra il 2008 e il 2009.
Il rimanente “radiative
forcing” globale è rappresentato dal:

  • 18,1% di metano.
    Dall’inizio dell’era industriale la sua concentrazione in atmosfera
    è aumentata del 158%. Il 60% delle emissioni di metano è
    determinato dall’attività umana, mentre il 40% viene da fonti
    naturali. Il pericolo è rappresentato dagli enormi depositi di
    metano intrappolati nel permafrost, che il rapido riscaldamento e il
    conseguente scioglimento del permafrost stesso potrebbero rilasciare
    in atmosfera.

  • 6,24% di ossido di
    azoto. Emesso da fonti naturali (oceani) ma anche da attività umane
    come incendi, uso di fertilizzanti e alcuni processi industriali.
    L’ossido di azoto è aumentato del 19% dall’inizio dell’era
    industriale. Anche qui il pericolo è derivato dall’innalzamento
    delle temperature che determineranno lo scioglimento dei ghiacciai
    in Groenlandia, dove ne è intrappolata una consistente quantità.

  • 12,66% di gas serra
    industriali. L’esempio sono i clorofluorocarburi (Cfc), utilizzati
    in passato nei refrigeranti. Ora si stanno riducendo anche grazie
    all’impegno internazionale (Protocollo di Montreal) per la
    protezione della fascia di ozono. Ma i sostituti, cioè Hcfc e Hfc,
    rimangono in atmosfera molto più a lungo della CO2.

Durante l’attuale crisi
economica l’attenzione si è totalmente riversata sulle politiche di
ripresa di produzione e di consumi. Comprensibili le preoccupazioni
sull’occupazione, ma tutto questo fa parte del breve periodo.
I dati che ho sopra
descritto fanno parte invece di una preoccupazione di lungo periodo.
I cambiamenti climatici determineranno modifiche sostanziali
all’ecosistema mondiale con scenari che sono attualmente
imprevedibili. Scenari che non sono chiaramente percepibili ora
(anche se di avvisaglie se ne intravedono) ma che coinvolgeranno le
generazioni successive.
E’ per questo motivo che
mi sembra sciocco e assurdo continuare a vedere il mondo solo da un
punto di vista di breve/medio termine. Manca un dibattito pubblico
adulto su quella che sarà la crisi mondiale che investirà i nostri
figli: fabbisogno energetico e cambiamenti climatici.
Manca un dibattito non
solo da parte della nostra classe politica, ma anche sui canali di
informazione. Siamo noi cittadini a dover imporre una riflessione
seria su questi temi.
E’ quello che
il gruppo Fuoritempo ha cercato di fare con l’incontro pubblico
organizzatovenerdì
19 novembre con Mirco Rossi
. Un incontro molto importante non
solo per l’importanza delle tematiche energetiche ma sorprendente per
la semplicità e la chiarezza del relatore.
Un’informazione del
basso… quella che ci piace fare.