giovedì 12 Settembre 2024
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Salviamoci con il pianeta Terra

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È
necessario che la società civile italiana arrivi preparata alla
conferenza Onu sullo sviluppo sostenibile, che si terra a Rio de
Janeiro il giugno prossimo. Incontro il 17 febbraio a Roma.

È incredibile notare
quanto in questo paese si parli di banche, borsa, finanza e quanto
poco di ambiente. Il governo Monti è tutto proteso sulla crescita
dimenticando che il Pianeta Terra non ci sopporta più. È
inconcepibile il silenzio che ha circondato la Conferenza
sull’ambiente di Durban (Sudafrica) tenutasi lo scorso dicembre.
Silenzio prima, durante e dopo quell’importante vertice. «Gli
abitanti di questo Pianeta – ha detto giustamente a Durban il noto
politologo Noam Chomsky – sono affetti da un qualche tipo di follia
letale».

Sembra quasi che il
problema del surriscaldamento, che è stato al centro delle
trattative a Durban, non lo si voglia affrontare in pubblico
dibattito. È un tabù! Eppure è il problema più grave che ci
attanaglia tutti: il Pianeta Terra non ce la fa più con l’Homo
sapiens. Giustamente il teologo australiano Paul Collins ha scritto
nel suo recente libro Judgment Day: «Ritengo che la generazione che
va dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi sarà tra le generazioni più
maledette della storia umana: mai prima di oggi esseri umani hanno
talmente degradato e danneggiato il pianeta Terra».

Eppure questa
gravissima crisi ecologica sembra quasi che non ci tocchi, non ci
interroghi, non ci preoccupi. Dopo la Conferenza dell’Onu di Rio del
1992 (il Vertice della Terra) che aveva suscitato così tante
speranze, l’umanità non ha fatto altro che ignorare o sottovalutare
il dramma ecologico. Abbiamo perfino lasciato decadere, quest’anno,
il Trattato di Kyoto. La comunità scientifica mondiale, che si
esprime tramite l’IPCC, ha continuato ad ammonire tutti che la
situazione va peggiorando. Tutti i tentativi fatti per arrivare ad un
accordo sia a Copenhagen (2009), come a Cancun (2010) e a Durban
(2011) sono falliti. «Questa conferenza di Durban – ha scritto
Giuseppe De Marzo, presente al vertice – finisce senza accordi
vincolanti e una volta scaduto Kyoto niente potrà sostituirlo,
stando così le cose. Dovremo aspettare il 2015 o addirittura il
2020».

Ma non abbiamo dieci
anni a disposizione per salvarci! La comunità scientifica ritiene
che la temperatura potrebbe salire di 3-4° centigradi entro la fine
del secolo. Per evitare tale disastro dobbiamo tagliare l’80% delle
emissioni di gas serra entro il 2050. Purtroppo i governi sono oggi
prigionieri dei potentati economico-finanziari, come dei potentati
agro-industriali che traggono enormi profitti da questo sistema. La
finanza poi, che è il vero governo mondiale, vuole guadagnare anche
sulla crisi ecologica con la cosiddetta green economy, l’economia
verde. È la finanziarizzazione anche della crisi ecologica.

“Che dobbiamo
fare?” è la domanda che ci viene spesso rivolta.

Dobbiamo prima di
tutto rimettere in discussione il nostro modello di sviluppo e il
nostro stile di vita, che costituiscono la causa fondamentale del
disastro ecologico.

Secondo, dobbiamo
informare più che possiamo utilizzando tutti i mezzi perché la
gente prenda coscienza della gravità della crisi ecologica. Mi
appello anche ai sacerdoti perché nelle chiese parlino di tutto
questo: è un problema etico morale e teologico.

Terzo, dobbiamo
impegnarci a tutti i livelli: a livello personale e familiare con uno
stile di vita più sobrio, riducendo la dipendenza dal petrolio e
potenziando il solare, e a livello locale (Comuni) con il riciclaggio
totale dei rifiuti opponendoci all’inceneritore. A livello nazionale
con un bilancio energetico (mai fatto in Italia!) che riduca del 30%
le emissioni di gas serra entro il 2020. E a livello mondiale con la
costituzione di un Fondo per aiutare i paesi impoveriti a far fronte
ai cambiamenti climatici (sarà l’Africa a pagarne di più le
conseguenze!). Questo lo potremo ottenere tassando le transazioni
finanziarie dello 0,05% (la cosiddetta Tobin tax). Sempre a livello
planetario con il riconoscimento non solo dei diritti dell’uomo ma
anche dei diritti della Madre Terra, come ha fatto l’Ecuador.

È questa la maniera
migliore per prepararci alla grande conferenza sullo sviluppo
sostenibile che l’Onu ha indetto a Rio de Janeiro dal 18 al 23 giugno
prossimo. Con Rigas (Rete italiana per la giustizia ambientale e
sociale) chiediamo ai rappresentanti di tutte le associazioni,
comitati, reti, comunità cristiane che operano in difesa
dell’ambiente di ritrovarsi a Roma, il 17 febbraio alle ore 15, al
Teatro Valle.

Uniamoci per
assicurare che Rio+20 diventi una grande mobilitazione popolare in
grado di fronteggiare la grave crisi ecologica. La speranza viene dal
basso, dalla cittadinanza attiva. Come ce l’abbiamo fatta per
l’acqua, dobbiamo farcela per salvare il Pianeta.

Diamoci da fare
perché vinca la vita di tutti gli esseri umani insieme con il
Pianeta Terra. È un unico impegno: salvare la Vita!