Torture al G8 di Genova
Il 7 aprile la Corte
Europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per tortura. È
l’epilogo di una lunga e dolorosa vicenda giudiziaria cominciata
all’indomani del G8 di Genova, nel luglio 2001.
L’autore del ricorso
alla corte europea, Arnaldo Cestaro, che all’epoca aveva 62 anni,
riportò varie fratture nel corso del brutale intervento delle forze
dell’ordine nella scuola Diaz-Pertini nella notte tra il 21 e il 22
luglio.
Quelle atrocità erano
state definite da Amnesty international “la peggiore violazione
dei diritti democratici in un paese occidentale dalla seconda guerra
mondiale” e un poliziotto in preda ai rimorsi, qualche anno più
tardi, definì le violenze nella caserma Bolzaneto “una vera e
propria macelleria”.
Oggi, dopo quattordici
anni, il più alto organo giuridico europeo, in un giudizio
estremamente severo e dato all’unanimità dai sette magistrati, ha
riconosciuto l’Italia colpevole di tortura, perché quelle violenze
furono inflitte senza motivo. Inoltre ha definito la legislazione
penale italiana inadeguata a sanzionare gli atti di tortura e la
Corte ha quindi ordinato all’Italia di prendere le misure
necessarie.
Il giudizio della Corte
Europea certamente può aiutare a prendere coscienza di questa pagina
buia della storia recente italiana, ma occorre che i colpevoli siano
processati. Gli autori materiali delle torture non sono mai stati
identificati, perché la polizia si è sempre rifiutata di
collaborare, e resteranno quindi impuniti.